Page 79 - Quel che una pianta sa
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QUEL CHE UNA PIANTA ODE

             (anche quando le esponeva alla Muzak, la sublime musica da
             ascensore che tutti noi conosciamo e apprezziamo), mentre
             quelle esposte a Led Zeppelin II oppure a Band of Gypsys di
             Hendrix subivano un arresto della loro crescita. Per dimostra­
             re che a nuocere alle piante erano proprio le batterie di leg­
             gende come John Bonham e Mitch Mitchell, Retallack ripetè
             i suoi esperimenti utilizzando registrazioni degli stessi album,
             ma senza le percussioni.
                Come aveva ipotizzato, le piante non risultavano danneg­
             giate come nel momento in cui erano investite dalla versione
             completa, tamburi inclusi, di “Whole Lotta Love”  e di “Ma­
             chine Gun”. Ciò poteva significare che le piante hanno un gu­
             sto musicale prediletto sovrapponibile a quello di Retallack?
             Nota apprensiva da parte di una persona cresciuta studiando
             con Zeppelin e Hendrix che strombazzavano per tutto il tempo
             nel suo stereo: imbattendomi per la prima volta in questo libro,
             mi sono domandato se tali risultati implicassero che anche io
             ne fossi rimasto danneggiato, poiché Retallack collegava i suoi
             risultati agli effetti della musica rock sui giovani.
                Fortunatamente per me e per le orde degli altri appassiona­
             ti dei Led Zeppelin in tutto il mondo, quegli studi erano stra­
             colmi di magagne scientifiche.13 Per esempio, ogni esperimen­
             to comprendeva solo un piccolo numero di piante (meno di
             cinque). E gli esperimenti erano stati ripetuti così poche volte
             da non essere sufficienti per elaborare un’analisi statistica. Il
             progetto sperimentale era mediocre -  alcuni degli studi erano
             stati eseguiti a casa di una sua amica -  e i parametri, come l’u­
             midità del suolo, erano determinati toccando il terreno con un
             dito. E anche se Dorothy Retallack cita nel suo libro un gran
             numero di esperti, quasi nessuno di loro è un biologo. Si trat­
             ta di esperti di musica, di fisica e di teologia, e le pochissime
             citazioni provengono da fonti senza alcuna credenziale scien­
             tifica. Più importante ancora, tuttavia, è il fatto che la sua ri­
             cerca non sia stata replicata in alcun laboratorio dotato di un
             minimo di credibilità.
                Al contrario degli studi iniziali di Ian Baldwin sulla comu­
             nicazione delle piante e sulle sostanze chimiche volatili (di cui


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