Page 76 - Quel che una pianta sa
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QUEL CHE UNA PIANTA SA


             riusciva a indurre le foglie della pianta di Mimosa a chiudersi
             (non ebbe successo, e descrisse lui stesso lo studio come “l’e­
             sperimento di un folle”).4
                Dal tempo dei falliti tentativi di Darwin, le ricerche nel set­
             tore della capacità uditiva delle piante non sono certo fiorite!
             Lo scorso anno sono stati pubblicati centinaia di articoli scien­
             tifici riguardanti la reazione delle piante alla luce, agli odori e al
             tatto, ma negli ultimi venti anni soltanto una manciata di lavo­
             ri ha affrontato specificamente la reazione al suono e molti di
             questi non hanno retto agli standard che ritengo indispensabili
             per dimostrare un “udito” delle piante.
                Un esempio (per quanto bizzarro) di questi studi è stato pub­
             blicato su The Journal of Alternative and Complementary Medi­
             cine.’ A compierlo furono Gary Schwartz, docente di psicolo­
             gia e medicina, e la sua collega Katherine Creath, professoressa
             di scienze ottiche, entrambi dell’Università dell’Arizona, dove
             Schwartz ha fondato il Programma di Ricerche v e r ita s.6 Que­
             sto programma “sperimenta l’ipotesi che la consapevolezza (o
             la personalità o l’identità) di un essere umano sopravviva alla
             morte fisica”. Ovviamente, studiare la consapevolezza dopo la
             morte7 presenta alcune difficoltà sperimentali, così Schwartz
             studia anche l’esistenza di una “energia guaritrice”. Poiché i
             partecipanti umani a uno studio possono essere fortemente in­
             fluenzati dal potere di suggestione, i due usarono al loro posto
             delle piante, allo scopo di svelare “gli effetti biologici della musi­
             ca, del rumore e dell’energia guaritrice”.8 Ovviamente, le piante
             non possono essere influenzate dall’effetto placebo o, per quan­
             to ne sappiamo, da preferenze musicali (per quanto ne dicano
             alcuni ricercatori impegnati in ricerche del genere).
                I   due ipotizzavano che l’energia guaritrice e la musica “deli­
             cata e dolce” (quella del flauto dei nativi americani e dei suoni
             naturali, guarda caso la preferita dagli sperimentatori) avreb­
             bero condotto alla germinazione dei semi.* Creath e Schwartz


             * È interessante che abbiano scelto musica “dolce e delicata” pur facendo
             riferimento a Pearl Weinberger dell’Università di Ottawa, che nei suoi stu­
             di condotti negli anni Sessanta e Settanta usava onde ultrasoniche (che non
             sono assolutamente né dolci né delicate).5


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