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QUEL CHE UNA PIANTA PROVA

                 Dianna Bowles era curiosa di saperne di più sulla natura del
              segnale che da una foglia ferita si propagava verso una intatta.
              Il modello accettato presupponeva che il segnale chimico fos­
              se secreto e poi trasportato nei vasi di una foglia ferita sino al
              resto della pianta. La studiosa ipotizzava, invece, che il segnale
              fosse di natura elettrica. Per controllare la teoria, ustionò una
              foglia di pomodoro con un’asta d’acciaio rovente e scoprì che
              si poteva rilevare un segnale elettrico nello stelo della stessa
              pianta, cioè lontano dalla foglia ferita. Inoltre, la pianta rima­
              neva in grado di presentare il segnale anche se la ricercatrice
              congelava il petiolo, la struttura simile allo stelo che congiunge
              la foglia allo stelo stesso. Congelare il petiolo bloccava il flusso
              chimico dalla foglia a quest’ultimo, ma non il flusso elettrico.
              Oltretutto, quando si congelava il petiolo della foglia bruciata,
              le foglie non trattate continuavano a trascrivere i geni inibitori
              della proteasi. Il pomodoro rispondeva al metallo ardente non
              ritraendosene, ma avvertendo le altre sue foglie di un ambien­
              te potenzialmente pericoloso.
                 In quanto organismi sessili e dotati di radici, le piante non
              sono in grado di ritrarsi o di fuggire, ma possono modificare il
              loro metabolismo per adattarsi a diversi ambienti. Nonostan­
              te la diversa reazione dei vegetali e degli animali nei confronti
              del tatto e di altre stimolazioni fisiche sia differente, a livello
              cellulare vengono attivati segnali straordinariamente simili. La
              stimolazione meccanica di una cellula vegetale, come la stimo­
              lazione meccanica di un nervo, determina una modificazione
              dell’equilibrio ionico che comporta l’emissione di un segnale
              elettrico.  E proprio come negli animali, questo segnale può
              propagarsi da una cellula all’altra, coinvolgendo la funzione
              coordinata dei canali ionici del potassio e del calcio, la calmo-
              dulina e altri componenti della pianta.
                 Una forma specializzata di meccanocettori si ritrova anche
              nelle nostre orecchie. Così, se possono percepire il tatto come
              una reazione da parte di meccanocettori simili a quelli della
              nostra pelle, le piante possono anche udire percependo i suoni
              attraverso meccanocettori simili a quelli delle nostre orecchie?




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