Page 72 - Quel che una pianta sa
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QUEL CHE UNA PIANTA PROVA
Dianna Bowles era curiosa di saperne di più sulla natura del
segnale che da una foglia ferita si propagava verso una intatta.
Il modello accettato presupponeva che il segnale chimico fos
se secreto e poi trasportato nei vasi di una foglia ferita sino al
resto della pianta. La studiosa ipotizzava, invece, che il segnale
fosse di natura elettrica. Per controllare la teoria, ustionò una
foglia di pomodoro con un’asta d’acciaio rovente e scoprì che
si poteva rilevare un segnale elettrico nello stelo della stessa
pianta, cioè lontano dalla foglia ferita. Inoltre, la pianta rima
neva in grado di presentare il segnale anche se la ricercatrice
congelava il petiolo, la struttura simile allo stelo che congiunge
la foglia allo stelo stesso. Congelare il petiolo bloccava il flusso
chimico dalla foglia a quest’ultimo, ma non il flusso elettrico.
Oltretutto, quando si congelava il petiolo della foglia bruciata,
le foglie non trattate continuavano a trascrivere i geni inibitori
della proteasi. Il pomodoro rispondeva al metallo ardente non
ritraendosene, ma avvertendo le altre sue foglie di un ambien
te potenzialmente pericoloso.
In quanto organismi sessili e dotati di radici, le piante non
sono in grado di ritrarsi o di fuggire, ma possono modificare il
loro metabolismo per adattarsi a diversi ambienti. Nonostan
te la diversa reazione dei vegetali e degli animali nei confronti
del tatto e di altre stimolazioni fisiche sia differente, a livello
cellulare vengono attivati segnali straordinariamente simili. La
stimolazione meccanica di una cellula vegetale, come la stimo
lazione meccanica di un nervo, determina una modificazione
dell’equilibrio ionico che comporta l’emissione di un segnale
elettrico. E proprio come negli animali, questo segnale può
propagarsi da una cellula all’altra, coinvolgendo la funzione
coordinata dei canali ionici del potassio e del calcio, la calmo-
dulina e altri componenti della pianta.
Una forma specializzata di meccanocettori si ritrova anche
nelle nostre orecchie. Così, se possono percepire il tatto come
una reazione da parte di meccanocettori simili a quelli della
nostra pelle, le piante possono anche udire percependo i suoni
attraverso meccanocettori simili a quelli delle nostre orecchie?
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