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QUEL CHE UNA PIANTA SA

             te possano udire non ci sorprende affatto. Molti di noi hanno
             sentito parlare di racconti di piante che fiorivano in stanze do­
             ve risuonava musica classica (anche se qualcuno sostiene che a
             mettere in moto una pianta sia in realtà la musica pop).1 Nor­
             malmente, però, molte ricerche sul rapporto fra la musica e le
             piante sono state condotte da alunni della scuola primaria o
             da investigatori dilettanti che non rispettano necessariamente
             i sistemi di controllo dei laboratori che procedono con meto­
             do scientifico.2
                Prima di indagare la possibilità che le piante siano davve­
             ro in grado di udire, vediamo di capire meglio come funzio­
             na l’udito umano. Una definizione comune di “udito”3 è  “la
             capacità di percepire il suono rilevando vibrazioni median­
             te un organo come l’orecchio”.  Il suono è un continuum di
             onde di pressione che si propaga attraverso l’aria, attraverso
             l’acqua e persino attraverso oggetti solidi come una porta o
             il suolo. Queste onde hanno origine quando viene colpito un
             oggetto  (un tamburo, per esempio),  oppure quando si crea
             una vibrazione ripetuta (come quando si pizzica una corda),
             provocando una compressione ritmica dell’aria. Noi avvertia­
             mo queste onde di pressione dell’aria tramite una particolare
             forma di meccanocezione da parte delle cellule ciliate sensi­
             bili al tatto presenti nel nostro orecchio interno. Tali cellu­
             le ciliate sono nervi specializzati meccanosensoriali dai qua­
             li partono filamenti simili a capelli chiamati stereociglia che
             si piegano quando vengono colpiti da un’onda di pressione
             dell’aria (ovvero, dal suono).
                Le cellule ciliate presenti nelle nostre orecchie convoglia­
             no due tipi di informazione: il volume e il tono. Il volume (in
             altre parole, la forza del suono) viene determinato dall’altezza
             delle onde che raggiungono l’orecchio, ovvero da quella che
             è meglio nota come ampiezza delle onde. Forti rumori pre­
             sentano un’alta ampiezza, e rumori più tenui hanno una bassa
             ampiezza. Più alta è l’ampiezza e più le stereociglia si piegano.
             Il tono, invece, è una funzione della frequenza della pressione
             delle onde -  ovvero il numero di onde rilevato in un secondo,
             a prescindere dalla loro ampiezza.  Maggiore è la frequenza
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