Page 118 - Quel che una pianta sa
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QUEL CHE UNA PIANTA SA

              che un secondo incremento (fatto scattare dal tocco di un se­
              condo ciglio) spinga oltre la soglia la concentrazione totale del
              calcio. Dal momento che la concentrazione dello ione calcio
              tende a diminuire con il tempo, se il secondo contatto e il rela­
              tivo potenziale non intervengono rapidamente, la concentra­
              zione finale dopo il secondo innesco non sarà sufficientemen­
              te alta da far chiudere la trappola, e il ricordo andrà perduto.
                 Ricerche successive confermano questo modello. Alexander
              Volkov e i suoi colleghi7 della Oakwood University in Alabama
              hanno dimostrato per primi che è proprio l’elettricità a spin­
              gere la Venere acchiappamosche a chiudersi. Per controllare
              questa ipotesi avevano montato dei minuscoli elettrodi sui lo­
              bi aperti della trappola e poi applicato una corrente elettrica,
              che l’ha fatta scattare senza nessun contatto diretto con le sue
              ciglia grilletto (non hanno misurato i livelli del calcio, ma ve­
              rosimilmente la corrente portava a un loro incremento). Mo­
              dificando l’esperimento e variando l’intensità della corrente
              elettrica, Volkov è riuscito a determinare l’esatta carica elettri­
              ca necessaria alla trappola per chiudersi. Quando attraverso i
              due elettrodi fluivano quattordici microcoulomb -  una scarica
              leggermente più alta di quella che si genera elettrostaticamen­
              te quando si sfregano l’uno contro l’altro due palloncini -  la
              trappola si chiudeva. Ciò può avvenire sia sotto forma di una
              singola grande carica sia con una serie di cariche più piccole
              prodotte nell’arco di venti secondi. Se per accumulare la carica
              totale occorrono oltre venti secondi, la trappola rimane aperta.
                 Questo, dunque, è il meccanismo di azione proposto per la
              memoria a breve termine della Venere acchiappamosche. Il pri­
              mo tocco di un ciglio attiva un potenziale elettrico che si irra­
              dia di cellula in cellula. Questa carica elettrica viene conservata
              per breve tempo come un aumento della concentrazione ionica
              prima di dissiparsi nell’arco di venti secondi. Ma se un secon­
              do potenziale di azione raggiunge la nervatura mediana entro
              questo lasso di tempo, la carica totale e le concentrazioni ioni­
              che superano la soglia richiesta e la trappola scatta. Se trascorre
              un intervallo di tempo troppo lungo fra i potenziali di azione,
              allora la pianta dimentica il primo e la trappola rimane aperta.


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