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QUEL CHE UNA PIANTA RICORDA


            ziale dalla quale muovere per esplorare le piante e i loro parti­
            colari “ricordi”. Tulving2 propose che la memoria umana esista
            su tre diversi livelli: il livello più basso, la memoria procedurale
            (o memoria implicita), riguarda il ricordo non verbale di come
            si fanno le cose e dipende dalla capacità di percepire la stimo­
            lazione esterna (come ricordare di nuotare quando ci si tuffa in
            una piscina). Al secondo livello si trova la memoria semantica,
            la memoria dei concetti (come la maggior parte degli argomenti
            che abbiamo appreso a scuola). Al terzo livello troviamo la me­
            moria episodica, che riguarda il ricordo di eventi autobiografici,
            come certi buffi costumi delle feste di Halloween o la sensazio­
            ne di perdita che abbiamo provato con la morte di un animale
            domestico che ci era caro. La memoria episodica dipende dalla
             “coscienza di sé” dell’individuo. Le piante evidentemente non
            possono esibire la memoria semantica né quella episodica; que­
            ste ci definiscono come esseri umani. Ma i vegetali sono capa­
            ci di percepire le stimolazioni esterne e di reagire a esse;3 così,
            secondo la definizione di Tulving, le piante dovrebbero avere
            almeno una memoria procedurale. E sicuramente le piante di
            piselli di Jaffe ne costituiscono un esempio. Avvertivano il tocco
            di Jaffe, lo ricordavano, e rispondevano attorcigliandosi.
               I   neurobiologi conoscono decisamente la fisiologia dei ricor­
            di e possono definire con precisione le distinte (ma intercon­
            nesse) aree del cervello responsabili dei diversi tipi di memoria.
            E gli scienziati sanno che la segnalazione elettrica fra neuroni
            è essenziale per la formazione e la conservazione dei ricordi.
            In compenso, sappiamo molto meno circa le basi molecolari e
            cellulari della memoria. Le ultime ricerche,4 però, suggerisco­
            no che mentre i ricordi sono infiniti, nel mantenimento della
            memoria è coinvolto soltanto un piccolo numero di proteine.
            E ciò è davvero affascinante.
               Ovviamente, dobbiamo essere consapevoli che quando ci
            riferiamo alla “memoria”, nelle persone il termine abbraccia
            molte forme distinte di memoria, oltre quelle descritte da Tul­
            ving. Abbiamo la memoria sensoriale, che riceve e filtra rapidi
            input dagli organi sensoriali (in un batter d’occhio); la memo­
            ria a breve termine, che può trattenere, a livello cosciente e per


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