Page 20 - Orto. Dal balcone al campo.
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Piccoli orti dove imparare molto, dove è possibile capire che la pratica può diventare alleata
      della creatività. Questi piccoli fazzoletti di terra coltivati nel cemento ispirano a vedere come

      ogni oggetto di scarto della città può avere una seconda vita, utile e duratura, dimenticando

      l’etichetta «usa e getta» affidatagli dalla civiltà dei consumi. Spesso non è facile percepire
      l’eleganza precaria che così tanti pezzi eterogenei riescono a creare, un unicum che si mischia

      con materiali naturali. La loro ostentata improvvisazione nasconde una sapiente pazienza nella

      composizione e nella coltivazione, che sfrutta al meglio gli spazi in modo naturale.
         Chiunque  a  sorpresa  potrebbe  svelarti  il  segreto  per  far  crescere  i  pomodori  nel  modo

      migliore,  proprio  come  non  avresti  mai  immaginato,  e  renderti  finalmente  soddisfatto  dopo
      anni di grandi pensieri. In ogni orto è sempre piacevole ammirare e apprendere ciò che il

      prossimo  riesce  a  realizzare  semplicemente  grazie  alla  creatività  e  all’esperienza.
      L’orticoltura è come una palestra in cui gran parte dell’impegno è basato sull’emulazione. Ciò

      che piace e funziona deve essere memorizzato, metabolizzato e trasformato poi in pratica per

      migliorarlo. Quella dell’orto è una cultura open-source, dove le persone copiano e migliorano
      in costante elaborazione di soluzioni creative. Nei luoghi dove si pratica agricoltura naturale

      si ripetono alcune costanti di base: il riuso dei materiali; i cicli chiusi di produzione, dove

      ogni elemento frutto della coltivazione farà il suo ritorno alla terra, evitando il più possibile
      materiali esterni al sistema produttivo; l’attenzione a coltivare in sinergia ogni pianta come

      elemento  naturale,  vivo,  che  difende  le  altre,  creando  un  grande  sistema  interconnesso  che

      pulsa  di  sana  e  robusta  costituzione.  Si  potrebbe  dire  che  nell’agricoltura  naturale  l’uomo
      assomiglia sempre più a un simbionte operoso, intento ad aiutare le piante a seguire il loro

      ciclo  naturale.  Il  dogma  centrale  è  che  la  presenza  dell’uomo  deve  essere  sempre  meno
      invasiva, «in punta di piedi», come ospite della natura da cui trarre un reciproco vantaggio,

      coltivando con grande rispetto del suolo che va considerato materia viva. Non si zappa più,

      non si smuove più la terra, per evitare di perdere tutte le sostanze preziose dei primi strati di
      suolo. Si cerca di non interrompere i processi di decomposizione e i cicli vitali delle miriadi

      di  esseri  viventi  che  donano  fertilità  attraverso  un  complesso  di  sostanze  organiche  e
      microelementi prodotti. Un ciclo di vita, quello del suolo, che non deve essere mai disturbato,

      proprio  per  poter  godere  appieno  dei  suoi  benefici.  Ogni  materiale  organico,  dalle  piante

      selvatiche estirpate fino ai rami secchi degli alberi, viene processato e rielaborato, attraverso
      un’attenta  divisione  razionale,  come  in  una  catena  di  montaggio,  dove  ogni  singolo  pezzo

      diventa fondamentale. Dove il sapiente agricoltore è in grado di classificare ogni materiale,

      conservarlo e riutilizzarlo con preciso rigore. Nell’orto non si butta via niente! Si possono
      costruire molte strutture organiche intrecciando ogni ramo utile. Si conserva l’erba estirpata in

      primavera per farla diventare paglia, battendola sulle assi di legno allestite appositamente per
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