Page 18 - Orto. Dal balcone al campo.
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confidato che nella vita di tutti i giorni quell’artista-ortista non parla molto e ha problemi nelle
      relazioni, ma che nell’orto ha trovato la sua giusta dimensione, una forma d’espressione più

      facile e immediata. Ha realizzato opere che potremmo definire di land art, una forma d’arte

      che utilizza esclusivamente materiali naturali. Tanta bellezza non era fine a se stessa, era frutto
      di  un  lavoro  svolto,  quasi  inconsapevolmente,  per  raggiungere  un  equilibrio  mentale  e  un

      impegno che in altri modi o luoghi della città non avrebbe potuto mai trovare.
         Ma torniamo a noi: prendendoci cura delle piante, ci prendiamo cura di noi stessi. Sono

      molti i benefici di uno spazio verde. Secondo il sociologo Kaplan, se coltiviamo per ottenere

      un  raccolto,  utilizziamo  l’attenzione  volontaria  orientata  al  raggiungimento  di  un  obiettivo.
      Grazie  a  quattro  aspetti  evidenziati  da  Kaplan,  quattro  parole-chiave  che  rappresentano  il

      segreto dell’orto-terapia, l’orto e il giardino sono in grado di ridurre lo stress quotidiano:
           1.  Being away: inteso come «distrazione», distanza dai problemi. Quando siamo immersi

               in  un  ambiente  naturale  prendiamo  le  distanze  dal  contingente,  dall’affanno  del

               quotidiano.
           2.  Fascination: inteso come «incanto». Questo concetto è strettamente collegato a quello

               di bellezza, vale a dire a quella meraviglia e a quella seduzione che ci fanno utilizzare

               l’attenzione involontaria che agisce senza sforzo cerebrale e nella quiete della mente.
           3.  Extent:  racchiude  il  concetto  di  spazialità,  compenetrazione,  «connessione».  È

               l’aspetto  legato  alla  biofilia  e  al  nostro  appartenere  a  uno  o  più  sistemi  tra  loro

               collegati.
           4.  Compatibility: inteso come «affinità», sentirsi a proprio agio. E indica proprio quello

               che  accade  in  un  giardino,  dove  vengono  abbandonate  le  difese:  non  ci  sentiamo
               giudicati e non giudichiamo, non ci sentiamo separati e non separiamo, non ci sentiamo

               offesi e non offendiamo.


      L’orto è lo scenario ideale in cui guarire i disagi del corpo e dell’anima. Nel suo libro Il

      verde urbano, Lucia Milone spiega bene le dinamiche positive che si innescano all’interno di

      un giardino, l’idea di curare curando è la chiave del successo della coltivazione, per trovare il
      proprio  riscatto  e  la  rappacificazione  con  gli  altri  e  con  se  stessi.  Declinato  nell’ottica  di

      aiutare le persone, nel libro di Lucia Milone leggiamo: «Recupero, ripristino, riabilitazione,

      reinserimento: queste parole-chiave indicano la stessa cosa per il verde e per le persone in
      difficoltà,  e  indicano  la  via  che,  con  i  criteri  del  sentirsi  utili  e  della  professionalità,  può

      portare  all’autoaffermazione».  Coltivare  può  dare  una  seconda  opportunità,  può  essere  il

      modo  e  l’occasione  per  riprendere  in  mano  la  propria  vita.  E  nella  sua  accezione  più
      stimolante  diventa  il  modo  per  riattivare  una  comunità,  grazie  alla  partecipazione  al  verde
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