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La denuncia del papa: «Tutti i costi sono fuori controllo»

          La  situazione  economica  ereditata  da  Ratzinger  e  Bertone  che  viene  descritta  dai
          revisori e fatta propria da Francesco è prefallimentare e senza sbocco. Da una parte
          prevale l’assoluta anarchia nella gestione delle risorse e della spesa, che aumenta a

          dismisura,  dall’altra  oscure  vicende  clientelari  e  finanziarie  paralizzano  ogni
          cambiamento, anestetizzando le scelte già prese dal precedente papa tedesco. Ed è forse
          proprio  questo  il  motivo  indicibile  che  può  aver  spinto  Ratzinger  a  fare  un  passo

          indietro. Affidare il timone della barca di Pietro ad altri per rompere le saldature di
          potere,  superare  una  tempesta  che  potrebbe  definitivamente  compromettere  il  futuro
          economico e quindi anche evangelico della Chiesa. Non è un caso che Francesco, nel
          suo atto di accusa, parta proprio da lì, dai giorni drammatici prima del conclave, dalle
          anomalie e dalle preoccupazioni emerse negli incontri alla vigilia delle votazioni per il

          nuovo papa. Anomalie e preoccupazioni che forse lo hanno portato a scegliere, primo
          papa nella storia, il nome del santo dei poveri.
            «Fuori controllo» quindi i costi, contratti pieni di «trappole», fornitori disonesti che

          rifilano prodotti fuori mercato. Fino a ieri era impensabile che questa denuncia venisse
          espressa da un pontefice.
            Ma non è tutto. Se la voce «spese» è oggetto di condanna, quella della gestione delle
          «entrate»,  ovvero  delle  offerte  e  delle  eredità  lasciate  dai  fedeli,  rappresenta  per  il
          santo  padre  una  questione  forse  ancora  più  grave.  C’è  una  totale  mancanza  di

          «sorveglianza sugli investimenti». Come vedremo nel prossimo capitolo, la domanda è
          molto semplice: il denaro lasciato dai fedeli finisce in opere di bene o viene inghiottito
          dai  buchi  neri  delle  dispendiose  amministrazioni  della  Santa  sede?  La  questione  è

          decisiva e va approfondita.
            Francesco  è  molto  preoccupato,  tanto  da  incalzare  gli  astanti  con  un  riferimento
          inquietante.  La  situazione  che  gli  viene  illustrata  dai  revisori  gli  riporta  alla  mente
          l’Argentina degli anni bui della dittatura militare, dei desaparecidos, quando scoprì che
          la Chiesa a Buenos Aires faceva investimenti davvero scellerati.


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            Quando  sono  stato  prelato  provinciale,   l’economo  generale  ci  ha  parlato  dell’atteggiamento  che  dobbiamo  avere
            sugli investimenti. E ci ha raccontato che la provincia gesuitica del paese aveva un buon (numero di, nda) seminari e
            faceva gli investimenti in una banca seria e onesta. Poi, col cambiamento dell’economo, quello nuovo è andato alla
            banca per fare un controllo. Aveva chiesto come erano stati scelti gli investimenti: venne a sapere che più del 60 per
            cento erano andati per la fabbricazione di armi!
            Sorveglianza sugli investimenti, sulla moralità e anche sul rischio perché a volte (si è allettati da proposte interessanti
            e  si  dice, nda):  siccome  questo  dà  un  interesse  forte,  allora…  Non  fidarsi,  dobbiamo  avere  assessori  tecnici  per
            questo.  Si  devono  dare  orientamenti  chiari  sul  modo  e  su  chi  fa  l’investimento,  e  vanno  sempre  fatti  con  oculata
            prudenza e la massima attenzione sui rischi. Qualcuno di voi mi ha ricordato un problema per cui abbiamo perso più
            di 10 milioni con la Svizzera, per un investimento mal fatto, e questi se ne sono andati. È anche voce corrente che ci
            sono amministrazioni satellitari (con investimenti non riportati in bilancio, nda). Alcuni dicasteri hanno soldi per conto
            proprio e li amministrano privatamente.
            La cassa non è in ordine, bisogna mettere un po’ di ordine nella cassa.  Non voglio aggiungere più esempi che ci
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