Page 18 - Via Crucis
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La denuncia del papa: «Tutti i costi sono fuori controllo»
La situazione economica ereditata da Ratzinger e Bertone che viene descritta dai
revisori e fatta propria da Francesco è prefallimentare e senza sbocco. Da una parte
prevale l’assoluta anarchia nella gestione delle risorse e della spesa, che aumenta a
dismisura, dall’altra oscure vicende clientelari e finanziarie paralizzano ogni
cambiamento, anestetizzando le scelte già prese dal precedente papa tedesco. Ed è forse
proprio questo il motivo indicibile che può aver spinto Ratzinger a fare un passo
indietro. Affidare il timone della barca di Pietro ad altri per rompere le saldature di
potere, superare una tempesta che potrebbe definitivamente compromettere il futuro
economico e quindi anche evangelico della Chiesa. Non è un caso che Francesco, nel
suo atto di accusa, parta proprio da lì, dai giorni drammatici prima del conclave, dalle
anomalie e dalle preoccupazioni emerse negli incontri alla vigilia delle votazioni per il
nuovo papa. Anomalie e preoccupazioni che forse lo hanno portato a scegliere, primo
papa nella storia, il nome del santo dei poveri.
«Fuori controllo» quindi i costi, contratti pieni di «trappole», fornitori disonesti che
rifilano prodotti fuori mercato. Fino a ieri era impensabile che questa denuncia venisse
espressa da un pontefice.
Ma non è tutto. Se la voce «spese» è oggetto di condanna, quella della gestione delle
«entrate», ovvero delle offerte e delle eredità lasciate dai fedeli, rappresenta per il
santo padre una questione forse ancora più grave. C’è una totale mancanza di
«sorveglianza sugli investimenti». Come vedremo nel prossimo capitolo, la domanda è
molto semplice: il denaro lasciato dai fedeli finisce in opere di bene o viene inghiottito
dai buchi neri delle dispendiose amministrazioni della Santa sede? La questione è
decisiva e va approfondita.
Francesco è molto preoccupato, tanto da incalzare gli astanti con un riferimento
inquietante. La situazione che gli viene illustrata dai revisori gli riporta alla mente
l’Argentina degli anni bui della dittatura militare, dei desaparecidos, quando scoprì che
la Chiesa a Buenos Aires faceva investimenti davvero scellerati.
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Quando sono stato prelato provinciale, l’economo generale ci ha parlato dell’atteggiamento che dobbiamo avere
sugli investimenti. E ci ha raccontato che la provincia gesuitica del paese aveva un buon (numero di, nda) seminari e
faceva gli investimenti in una banca seria e onesta. Poi, col cambiamento dell’economo, quello nuovo è andato alla
banca per fare un controllo. Aveva chiesto come erano stati scelti gli investimenti: venne a sapere che più del 60 per
cento erano andati per la fabbricazione di armi!
Sorveglianza sugli investimenti, sulla moralità e anche sul rischio perché a volte (si è allettati da proposte interessanti
e si dice, nda): siccome questo dà un interesse forte, allora… Non fidarsi, dobbiamo avere assessori tecnici per
questo. Si devono dare orientamenti chiari sul modo e su chi fa l’investimento, e vanno sempre fatti con oculata
prudenza e la massima attenzione sui rischi. Qualcuno di voi mi ha ricordato un problema per cui abbiamo perso più
di 10 milioni con la Svizzera, per un investimento mal fatto, e questi se ne sono andati. È anche voce corrente che ci
sono amministrazioni satellitari (con investimenti non riportati in bilancio, nda). Alcuni dicasteri hanno soldi per conto
proprio e li amministrano privatamente.
La cassa non è in ordine, bisogna mettere un po’ di ordine nella cassa. Non voglio aggiungere più esempi che ci