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concreti e pragmatici che hanno la sensazione di vedere naufragare tutti i tentativi di
miglioramento proposti negli anni. In particolare, dalla documentazione in nostro
possesso, i più fermi risultano l’economista maltese Joseph Zahra, il tedesco, ex
McKinsey, Jochen Messemer, il barcellonese Josep M. Cullell, il commercialista
italiano Maurizio Prato e il canadese John F. Kyle.
La sintesi più efficace e amara è di Kyle: «Sono stati effettuati sforzi per venticinque
anni, per arrivare a un risultato praticamente nullo». Il canadese ritiene «opportuno che
esista un gruppo più vicino al papa che sappia agire con maggior decisione e fermezza
e prendere provvedimenti contro chi non segue le indicazioni date». Del resto, era stato
proprio Francesco, nell’omelia della messa mattutina, a ricordare loro, uomini di cifre
ma anche di fede che – testuale – «la Chiesa per essere credibile deve essere povera» e
che «la Prefettura – come organo di controllo – deve avere più coraggio nell’affrontare
le problematiche di bilancio». Un’esplicita esortazione ad agire, a uscire dal buio.
Per il Ragioniere generale della Prefettura, Stefano Fralleoni, le criticità sarebbero
causate dal fatto che alcune amministrazioni sono «completamente ignare dei criteri di
preparazione dei budget. I bilanci preventivi, spesso, non sono aderenti alla realtà e le
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stime risultano incontrollabili». Il problema arriva al paradosso quando si scopre che
in Prefettura, organo deputato a verificare i conti degli altri enti, ancora oggi non si sa
nemmeno quali siano tutte le amministrazioni da verificare. «Sarebbe
necessario – sottolinea infatti il Ragioniere – completare e costantemente aggiornare
l’elenco di tutti gli enti che dipendono dalla Santa sede: solo in questo modo, infatti, la
Prefettura potrebbe effettuare un controllo completo di tutte le realtà e del loro
funzionamento.»
Dai controlli compiuti, ci si accorge che le norme per la trasparenza e l’efficienza
introdotte sia da Benedetto XVI sia da Francesco vengono disattese. Dai casi più
piccoli a quelli più grandi. Salvatore Colitta, revisore della società RB Audit Italia, fa
l’esempio del listino prezzi delle merci in vendita in Vaticano: «È fermo da due
anni – dichiara il consulente –, il costo di una penna è di 50 centesimi mentre oggi vale
1,20 euro. E poi oltre il 70 per cento degli acquisti dell’Apsa non segue la procedura
richiesta ma quella d’urgenza. Il fenomeno è difficile da controllare».
«L’inadempimento delle norme vigenti – rilancia Fralleoni – è un altro punto critico, in
virtù di una prassi che si ripete sempre uguale a se stessa, per una sorta di inerzia. La
contabilità degli enti della Santa sede non è univoca, nonostante esista un regolamento
dei principi contabili approvato dal santo padre.» Un altro esempio? Di recente è stato
introdotto un nuovo regolamento contabile per tutti ma si è scoperto che «alcuni enti
mantengono dei tesoretti da gestire per proprio conto, non dichiarando quindi tutte le
entrate». Che è poi uno dei punti, cioè quello delle gestioni satellitari, che il papa
sottoporrà ai cardinali. Questo perché ci sono uffici «che spesso agiscono in autonomia,