Page 25 - Via Crucis
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Non è più possibile far finta di nulla
Il revisore barcellonese Josep Cullell è protagonista di una delle analisi più dure:
È vero, la Prefettura non può permettersi di essere buonista o ingenua ma deve fissare delle priorità e far rispettare il
Regolamento. […] Il bilancio infatti ormai è insostenibile, nel disordine più completo. Il Vaticano è sempre stato
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caratterizzato da una sorta di ambiguità, come nel regno di Taifa, circa la definizione di una precisa istituzione che
concentrasse su di sé i poteri, governasse e stabilisse delle priorità, non solo riferibili all’aspetto economico. […]
Sia a Barcellona che nelle periferie di Roma c’è molta povertà, di cui fanno esperienza anche i bambini, e questo è
un preoccupante segno di recessione. Non si può far finta di nulla e continuare a ristrutturare i monumenti. Non
credo nei dati che mi sono stati trasmessi. L’economia reale non potrebbe sopportare questo tipo di situazione. I
benefici provenienti dagli investimenti finanziari sono dubbi.
Ci sono diverse realtà nel Vaticano che presentano aspetti lacunosi: il Governatorato, che un anno fa non ha neanche
presentato il preventivo; «L’Osservatore Romano»; Radio vaticana, con una perdita che, per un certo tempo, è stata
coperta da lavori di «ingegneria finanziaria»; lo Ior potrebbe benissimo essere chiuso e sostituito dall’Apsa. Lo Ior ha
poco da dare e potrebbe essere sostituito da un’altra istituzione. Chiudendo questo istituto potrebbero risolversi molti
problemi del papa e della Chiesa di Roma.
Il maltese Joseph Zahra prova così a spingere sull’acceleratore per arrivare alla svolta.
Dopo un lungo periodo di status quo, è arrivato il tempo di cambiare qualcosa. È come trovarsi a un bivio: occorre
prendere una decisione. Il tono da acquisire è quello suggerito dal papa, ossia fermo e coraggioso, e l’obiettivo è
l’ottenimento di una maggiore trasparenza, integrità e sobrietà. È necessario approfittare del fatto che proprio il papa
stia dando queste direttive in questo momento. La mentalità non si cambia da un giorno all’altro, ma si può tradurre
quello che il papa dice in fatti concreti, per raggiungere gradualmente degli obiettivi prefissati.
Al termine dell’incontro, Zahra, Messemer, Cullell, Kyle e Prato si metteranno
d’accordo: è essenziale avvisare subito il papa. Saranno proprio loro a firmare la
lettera choc al santo padre.
Cinque giorni dopo, il 23 giugno, entra in scena il cardinale Santos Abril y Castelló,
spagnolo, uno dei pochi uomini di fiducia e amici di Francesco. È l’arciprete della
basilica papale di Santa Maria Maggiore, affascinante chiesa dove proprio Jorge
Bergoglio si raccoglieva a pregare nei suoi viaggi a Roma da cardinale. È un porporato
schivo, serio e corretto. Lontano dai sotterfugi di curia. Ha progressivamente
conquistato la fiducia del santo padre segnalando ammanchi, anomalie e giochi di
potere. A iniziare da presunte irregolarità nei lavori di sistemazione della basilica di
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cui è arciprete. Sarà proprio Abril y Castelló a segnalare al papa gli allarmi dei
revisori. Sono cinque laici, non vogliono essere fraintesi dal santo padre o messi in un
angolo come troppe volte è accaduto in passato. Stavolta non sarà così, la miccia ormai
è accesa.
1 Dalla conferenza stampa di Francesco del 28 luglio 2013.
2 Degli otto cardinali, solo uno è residente a Roma, il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato. Gli
altri arrivano dal Cile (l’arcivescovo di Santiago, cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa); dall’Honduras
(l’arcivescovo di Tegucigalpa, cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga); dagli Stati Uniti (l’arcivescovo di
Boston, cardinale Sean Patrick O’Malley); dall’India (l’arcivescovo di Bombay, cardinale Oswald Gracias); dalla
Germania (l’arcivescovo di Monaco, cardinale Reinhard Marx); dal Congo (l’arcivescovo di Kinshasa, cardinale
Laurent Monsengwo Pasinya); dall’Australia (l’arcivescovo di Sydney, cardinale George Pell).