Page 20 - Via Crucis
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Una bocciatura senza appello
È una bocciatura senza appello di come viene amministrato il denaro della Chiesa. Il
papa non accusa nessuno con nome e cognome ma è chiaro che sposa in toto gli allarmi
dei revisori internazionali. Al suo orecchio, infatti, è arrivato anche il risultato
disastroso degli investimenti che negli anni erano stati affidati a Ubs, BlackRock e
Goldman Sachs: la gestione di 95 milioni di euro ridotti alla metà del loro valore.
Lo sconcerto e la paura crescono quando il pontefice, monarca e quindi massima
autorità religiosa e civile dello Stato, fa capire che vuole conoscere a fondo la
situazione, ente per ente, offerta per offerta, spesa per spesa. Per questo verrà costituita
a brevissimo una nuova commissione che andrà a spulciare in tutti i conti per trovare
«le piaghe» e ridisegnare lo Stato del Vaticano. 9
Sono sicuro che tutti noi vogliamo andare avanti insieme in questo lavoro che voi già fate da tempo. E per aiutarvi ho
deciso di creare una commissione speciale per consolidare l’andamento del vostro lavoro e trovare soluzione a questi
problemi. Questa commissione avrà lo stesso profilo di quella che è stata costituita per lo Ior. […] Uno di voi sarà il
coordinatore o segretario o presidente di questa commissione per aiutare in questo processo che io sono contento
vada avanti. Ma dobbiamo fare uno sforzo per portarlo alla fine e dire tutto chiaramente.
Tutti siamo buoni, ma anche il Signore ci chiede un’amministrazione responsabile per il bene della Chiesa e del nostro
lavoro apostolico. […] Suggerisco che almeno una volta, in occasione di queste riunioni (dei cardinali, nda), per
mezza giornata magari venga invitato il consiglio dei revisori, perché con questo si possono scambiare bene
informazioni, preoccupazioni e lavoro […]. Se avete un suggerimento, sia il benvenuto. Questo posso offrirvi e vi
ringrazio davvero. Qualche domanda, commento?
A rompere il silenzio, dopo le parole del papa, è ancora una volta il cardinale Vallini,
che cerca di stemperare la tensione. Per smarcarsi dalle responsabilità indicate, ci tiene
a precisare che lui non ricopre incarichi economici e si mostra ottimista: «Si va verso
riforme già previste – è il suo esordio –, i responsabili stanno lavorando bene per
adeguare le amministrazioni a una retta gestione dei beni». È una posizione
diametralmente opposta a quanto scritto sui documenti dei revisori e rilanciato dal
papa. Ma allora chi ha ragione? Prosegue Vallini:
I revisori internazionali, a mio modo di vedere, hanno una visione giusta da parte loro ma di tipo solamente
economico. Danno quindi dei suggerimenti e delle provocazioni che sono utili, importanti, e siamo grati. Però è anche
vero che la questione o le disfunzioni nascono da un fatto – e non credo, ci può essere anche malafede talvolta di
qualcuno, ma ordinariamente no – (nascono, nda) dalla mancanza di una cultura che noi non abbiamo in campo
amministrativo. […] Poi, va bene, ci sono le amministrazioni parallele e anche quelle vanno combattute. È lì che
dobbiamo lavorare, indurre una nuova cultura amministrativa. Però posso dire che il lavoro di questi giorni, come
quello degli anni passati, va verso questa direzione, e speriamo anche di poter dare un po’ di consolazione al papa,
ancora di più.
Insomma, secondo il cardinale Vallini, i prelati soffrirebbero della mancanza di una
cultura amministrativa. Nascerebbero così gli errori, le perdite economiche e gli abusi
di qualcuno che magari se ne approfitta. Il papa gli risponde subito: «Quello che dice
Vallini è vero, la cultura… Noi siamo un po’ alla nostra (a modo nostro, alla buona,
nda). In Argentina è lo stesso, un po’ alla nostra senza quella cultura della chiarezza,