Page 16 - Via Crucis
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Dalla viva voce del papa
Nella sala cala un silenzio assoluto. Il registratore parte senza che nessuno se ne
accorga. L’audio è perfetto, la voce di Francesco inconfondibile. Il papa sceglie un
tono pacato e asciutto, ma fermo e risoluto. Sul volto alterna espressioni di stupore e
condanna ad altre di determinazione e intransigenza. Si esprime in italiano, ancora
tentennante ma chiaro, da vescovo di Roma, lasciando lunghe pause tra una denuncia e
l’altra.
I silenzi rendono ancora più drammatiche le sue parole. Il papa vuole che ogni
cardinale, anche chi per anni ha tollerato qualsiasi cosa, possa comprendere che è
arrivato il momento di scegliere da che parte stare.
Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa sede e renderle più trasparenti. Quello che io dirò adesso è per aiutare,
vorrei individuare alcuni elementi che sicuramente vi aiuteranno nella vostra riflessione.
Primo. È stato universalmente accertato nelle congregazioni generali (durante il conclave, nda) che (in Vaticano,
nda) si è allargato troppo il numero dei dipendenti. Questo fatto crea un forte dispendio di soldi che può essere
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evitato. Il cardinal Calcagno mi ha detto che negli ultimi cinque anni c’è stato il 30 per cento di aumento nelle spese
per i dipendenti. Lì qualcosa non va! Dobbiamo prendere in mano questo problema.
Il pontefice è già a conoscenza del fatto che gran parte di queste assunzioni hanno
un’origine clientelare. Molte persone entrano grazie a segnalazioni e raccomandazioni,
e spesso vengono impiegate in nuovi progetti dall’esito dubbio. Non a caso nel piccolo
Stato non c’è un unico ufficio del personale come in tutte le aziende private che hanno
decine di migliaia di dipendenti. Ce ne sono ben quattordici, che corrispondono ad
altrettanti snodi di potere nella mappa della Santa sede. Francesco lo denuncia in un
crescendo molto lucido che mette in evidenza tutte le situazioni da allarme rosso.
Secondo. Il problema della mancanza di trasparenza è ancora vigente. Ci sono spese che non provengono da una
chiarezza delle procedure. Questo si vede – dicono quelli che mi hanno parlato (cioè i revisori artefici della denuncia
e alcuni cardinali, nda) – nei bilanci. Collegato a questo, credo si debba andare più avanti nel lavoro di chiarire bene
l’origine delle spese e le forme di pagamento. Pertanto si deve fare un protocollo sia per il preventivo come per
l’ultima tappa, cioè per il pagamento. (Bisogna, nda) seguire questo protocollo con rigore. Uno dei responsabili mi
diceva: «Ma vengono con la fattura e allora dobbiamo pagare…».
No, non si paga. Se una cosa è stata fatta senza un preventivo, senza autorizzazione, non si paga. «Ma chi lo paga?»
(Papa Francesco qui simula il dialogo con un incaricato ai pagamenti, nda.) Non si paga. (Bisogna, nda) cominciare
con un protocollo, essere fermi: (anche se a, nda) questo povero incaricato gli fai fare una brutta figura, non si paga!
Il Signore ci perdoni, ma non si paga!
C-h-i-a-r-e-z-z-a. Questo si fa nella ditta più umile e dobbiamo farlo anche noi. Il protocollo per iniziare un lavoro è il
protocollo di pagamento. Prima di ogni acquisto o di lavori strutturali si devono chiedere almeno tre preventivi che
siano diversi per poter scegliere il più conveniente. Farò un esempio, quello della biblioteca. Il preventivo diceva 100 e
poi sono stati pagati 200. Cosa è successo? Un po’ di più? Va bene, ma era nel preventivo o no? Ma dobbiamo
pagarlo… (si dice, nda). Invece non si paga! Ma che lo paghino loro… Non si paga! Questo per me è importante.
Per favore disciplina!
Francesco descrive una situazione caratterizzata da un’assoluta superficialità in campo
economico. Uno scenario impensabile. È arrabbiato. Ripete sette volte «Non si paga».
Per troppo tempo, con facilità e leggerezza incredibili, sono stati sborsati milioni a