Page 14 - Via Crucis
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questione da affrontare è un’altra. Papa Francesco ha annunciato da subito l’intenzione
di riformare la curia. Già nell’aprile del 2013, a un mese esatto dalla sua nomina, ha
dato vita a una nuova commissione che dovrà aiutarlo nel governo della Chiesa. Un
consiglio composto da otto cardinali provenienti da cinque diversi continenti, costituito
con l’obiettivo di rompere l’eccessiva centralità dei porporati residenti in Vaticano. 2
Nel giugno del 2013, inoltre, pochi giorni prima della riunione riservata sul bilancio
della Santa sede, il papa ha creato anche la Pontificia commissione referente sullo Ior,
un organismo che, di fatto, rappresenta il primo storico commissariamento dell’istituto
dopo i tanti scandali che lo hanno visto protagonista. Sebbene esista già una
Commissione di vigilanza sullo Ior, presieduta in quel momento dal cardinale Bertone,
per il papa non è abbastanza. «La commissione – annuncia il comunicato del
Vaticano – ha lo scopo di raccogliere informazioni sull’andamento dello Ior e di
presentare i risultati al santo padre.» Insomma, papa Francesco vuole vederci chiaro e
vuole ascoltare un nuovo organo super partes che relazioni direttamente a lui. 3
Sono segnali dirompenti per la curia. Tuttavia nessuno ha ancora ben capito la portata
del cambiamento: papa Francesco interverrà solo superficialmente e di facciata, con
grandi annunci mediatici, o invece vorrà risolvere i problemi alla radice, andando a
eliminare i centri di potere e combattendo le cordate? E in questi primi mesi di
pontificato quanto ha conosciuto dei segreti dietro l’enorme giro di denaro in Vaticano?
I cardinali presenti alla riunione del 3 luglio 2013 trovano immediata risposta in un
fascicolo riservato nominale che viene consegnato a ognuno di loro. Tra le carte, quella
più rilevante è una lettera di due pagine che il papa ha ricevuto una settimana prima, il
27 giugno, da cinque dei revisori contabili internazionali della Prefettura. Quel
documento è arrivato al pontefice fuori da ogni protocollo. Come vedremo, sono stati
soprattutto due cardinali a raccogliere le preoccupazioni dei revisori in merito alla
gestione finanziaria e a decidere di spendersi per farle arrivare a Francesco: il
fedelissimo Santos Abril y Castelló e il capo della Prefettura Giuseppe Versaldi. Il
contenuto è uno choc per i porporati. Sono indicate tutte le emergenze da fronteggiare
immediatamente per evitare il fallimento delle finanze vaticane. Ecco la lettera, un
documento finora mai reso pubblico.
Beatissimo Padre,
[…] C’è una quasi totale assenza di trasparenza nei bilanci sia della Santa sede sia del Governatorato. Questa
mancanza di trasparenza rende impossibile fornire una stima eloquente della reale posizione finanziaria sia del
Vaticano nel suo insieme che delle singole entità di cui è composto. Questo implica anche che nessuno possa
considerarsi realmente responsabile della gestione finanziaria. […] Sappiamo solo che i dati presi in esame mostrano
un andamento davvero sfavorevole e sospettiamo fortemente che il Vaticano, nel suo complesso, abbia un serio
deficit strutturale. […]
La gestione finanziaria generale all’interno del Vaticano può essere definita, nella migliore delle ipotesi, scarsa. Prima
di tutto, i processi di pianificazione e di determinazione del budget sia nella Santa sede che nel Governatorato sono
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senza senso, nonostante la presenza di chiari requisiti definiti all’interno dei regolamenti vigenti. […] Tale realtà
sembra suggerire che l’atteggiamento rappresentato dalla formula «le regole non ci riguardano» prevalga come