Page 28 - Via Crucis
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La fabbrica dei santi












          Una svolta senza precedenti

          Se  c’è  qualcosa  che  Francesco  conosce  bene  è  il  contropiede  curiale.  Può  essere
          micidiale per le riforme. Il santo padre vuole evitare che l’interesse di pochi e l’inerzia

          di troppe persone che lavorano nei sacri palazzi spengano la speranza di cambiare la
          curia coltivata da suore, frati, sacerdoti, da tutti quegli umili servitori della Chiesa che
          hanno atteso con gioia ma anche con preoccupazione il nome del nuovo pontefice, dopo

          la fumata bianca del 13 marzo 2013. Jorge Bergoglio si è affacciato per la prima volta
          in piazza San Pietro privo di orpelli e ornamenti, e ha pronunciato la frase che ha aperto
          il cuore di milioni di fedeli: «Buonasera, pregate per me», pregate per il pastore che
          viene dalla «fine del mondo».
            Così, solo pochi giorni dopo la drammatica riunione del 3 luglio, il papa nomina una

          nuova commissione d’inchiesta sulle finanze vaticane. Avrà il compito di raccogliere
          tutte le informazioni sulla gestione economica della curia e dovrà riferire direttamente a
          lui. Una novità assoluta, che non esautora il Consiglio speciale dei quindici cardinali

          presieduto  da  Bertone  ma  rappresenta  un  palese  atto  di  sfida  al  potere  costituito.  Si
          avvicina il momento del redde rationem. La mossa di Francesco mette in mora chi ha
          gestito la Santa sede durante il pontificato di Benedetto XVI e ancor prima in quello di
          Giovanni Paolo II.
            Il papa sceglie i membri della task force che vengono sondati e informati dal sostituto

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          alla  segreteria  di  Stato,  Peter  Wells.   La  presidenza  della  nuova  commissione  è
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          affidata  al  maltese  Joseph  Zahra.   È  proprio  uno  dei  revisori  internazionali  che  ha
          firmato la lettera di denuncia fatta pervenire al papa con ampia documentazione a fine
          giugno. È la persona giusta al momento giusto, ha rapporti consolidati con i vertici di
          multinazionali  ed  è  ben  inserito  nei  salotti  della  finanza.  È  soprattutto  un  uomo  di

          fiducia e per Francesco questo è l’aspetto principale. La scelta di Zahra rappresenta un
          segnale dirompente, è un monito a tutta la curia. Il papa valorizza e premia chi ha il
          coraggio  di  denunciare  il  malaffare  e  gli  interessi  opachi  ed  estranei  alla  missione
          pastorale della Chiesa.

            È una svolta radicale rispetto al papato di Benedetto XVI. Nei sacri palazzi sembra
          ieri quando monsignor  Carlo  Maria  Viganò, segretario del  Governatorato, dopo aver
          denunciato  al  pontefice  spese  folli  come  l’albero  di  Natale  a  piazza  San  Pietro  da
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