Page 33 - Via Crucis
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Primo obiettivo: che fine fanno i soldi per santi e beati
Quattro giorni dopo l’atto formale di costituzione della commissione, Cosea è già
operativa. Il lavoro si annuncia delicato e imponente. «Il santo padre ha identificato
sette elementi chiave da valutare nella Santa sede», così riporta il documento
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preliminare. Ecco i più rilevanti. Si va dall’«eccessivo allargamento dei dipendenti»
alla «mancanza di trasparenza nelle spese e nelle procedure», per arrivare al «controllo
insufficiente dei fornitori e dei loro contratti». Bisognerà far luce sia sul «numero, stato
fisico e affitti degli immobili non chiari», sia sulle entrate, per combattere
l’«inadeguata sorveglianza degli investimenti dal punto di vista del rischio e degli
standard etici». Inoltre saranno attentamente esaminate le cosiddette «amministrazioni
satellitari» di soldi e operazioni finanziarie poste in essere da parte di alcuni dicasteri.
Il 22 luglio, a nome del presidente Zahra, il coordinatore di Cosea, monsignor Vallejo
Balda – l’uomo che dovrà tenere i fili della comunicazione tra i membri della
commissione e i vari rappresentanti della curia – chiede al cardinale Versaldi, suo
diretto superiore e capo della Prefettura, di farsi promotore della prima richiesta, da
girare a tutti gli enti entro le mura leonine. Poche ore dopo Versaldi gira la richiesta ai
vari organismi della Santa sede. Cosea vuole ricevere da ognuno di loro copiosa
documentazione: i bilanci degli ultimi cinque anni, gli elenchi dei dipendenti, quelli dei
collaboratori esterni con relativo curriculum vitae, tutti i compensi e, infine, i contratti
di fornitura di beni e servizi firmati dal 1° gennaio 2013.
Ma è il penultimo capoverso della lunga missiva inviata a Versaldi con le richieste di
Cosea a mettere in allarme i gruppi di potere curiali. Una richiesta specifica e mirata,
che riguarda un punto molto sensibile della Chiesa perché tocca il cuore di milioni di
fedeli: la figura dei santi protettori, coloro che con le loro azioni hanno rappresentato
un esempio di bontà e amore universale, e che sono oggetto di culto per tanti cattolici.
La commissione vuole subito bilanci, movimenti, documenti bancari «delle entità
economiche relative ai postulatori delle cause di beatificazione e canonizzazione». Il
primo fronte è aperto. È chiamata in causa la Congregazione delle cause dei santi. La
struttura segue il complesso iter per far diventare santo o beato chi si è distinto per
azioni di particolare bontà e importanza. Ogni caso è curato e proposto da un
postulatore, che avvia la pratica, prepara l’istruttoria, la documenta e, negli anni,
arricchisce il rapporto di tutti quegli atti e pareri che dovranno portare – si spera – a
ottenere la beatificazione o la santificazione del prescelto. Attualmente sono pendenti
2500 casi proposti da 450 postulatori.
A capo della congregazione c’è un altro bertoniano di ferro, il cardinale Angelo
Amato. Pugliese di Molfetta, classe 1938, nel 2002 prese il posto proprio di Bertone e
diventò vice di Joseph Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della fede, fino
all’elezione di quest’ultimo al soglio di Pietro nell’aprile del 2005. Dal 2008 Amato si