Page 35 - Via Crucis
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La fabbrica dei santi di cui nessuno sa nulla
La riunione è convocata per le ore 12. A essa parteciperà anche il papa. La presenza
del pontefice si protrae per cinquanta minuti, durante i quali Francesco prende la parola
più volte, mostrando fermezza e cercando di incoraggiare i partecipanti. Come emerge
dal verbale della riunione che abbiamo visionato, il papa è molto chiaro:
Abbiamo bisogno di un approccio diverso e più fresco nel nostro modo di fare le cose. La causa alla radice dei nostri
problemi è un atteggiamento da nouveau riche (espressione che indica ostentazione ed emulazione di abitudini e
costumi delle classi più abbienti, nda), dove il denaro viene speso indiscriminatamente. Intanto, perdiamo di vista la
ragione di quello che stiamo facendo – il nostro obiettivo è che il denaro va per aiutare i poveri e le persone che
vivono in miseria. I problemi al momento sono quelli della cultura e della mancanza di responsabilità. Il papa ha
fiducia che la commissione possa presentare queste riforme, ma lo fa consapevole che bisogna essere prudenti
quando si (affrontano questioni che possono coinvolgere, nda) posti di lavoro e mezzi di sussistenza dei laici che
lavorano in Vaticano. Ha insistito sul fatto che la commissione dovrebbe essere coraggiosa nel fare le sue
raccomandazioni e non guardare indietro. Egli vorrà sempre consultarsi con la commissione prima di fare
cambiamenti, ma questa non è un’autorità collegiale. Se il papa non è d’accordo con le nostre proposte, le discuterà
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con noi ma deciderà lui.
Senza riforme il pontificato fallirà. Così, appena Francesco lascia la riunione, i membri
di Cosea fissano la loro agenda dei lavori. Con sei priorità:
1) Apsa: soprattutto la sezione straordinaria – la necessità sia per una revisione strategica e una microanalisi delle
sue operazioni tra cui Real Estate (quelle che riguardano il settore immobiliare, nda).
2) La gestione dei conti da postulanti che lavorano sotto la Congregazione delle cause dei santi.
3) Le attività commerciali (supermercato, farmacia ecc.) all’interno delle mura del Vaticano.
4) La gestione di ospedali.
5) La valutazione delle opere d’arte.
6) Pensioni.
Vengono via via coinvolti i colossi della consulenza d’impresa più autorevoli al
mondo: da Kpmg a McKinsey, da Ernst & Young agli americani di Promontory. Viene
organizzata una task force composta da settanta esperti che provengono da società
esterne e che lavoreranno per il Vaticano. Alla richiesta di documentazione, molti enti
rispondono subito, mandano le carte e offrono ogni collaborazione possibile. Non tutti
però. Proprio dalla Congregazione delle cause dei santi arriva la risposta più
deludente: «La congregazione – risponde serafico l’ente diretto dal cardinale Amato – è
completamente estranea all’amministrazione dei postulatori (cioè delle persone a cui è
affidata la cura delle pratiche per la santificazione e la beatificazione, nda), quindi
questo dicastero non è in possesso della documentazione richiesta».
Insomma, i documenti non ci sono. I giustificativi e la contabilità su un giro di denaro
da decine di milioni di euro non esistono, o almeno la congregazione non li possiede.
Eppure sono somme ingenti per le quali le norme vaticane prevedono un rendiconto.
Solo per aprire una causa di beatificazione possono servire 50mila euro, a cui poi
andranno aggiunti i costi vivi dell’operazione per almeno altri 15mila euro. La somma
comprende i diritti della Santa sede e i cospicui compensi che vanno agli esperti che si