Page 105 - Via Crucis
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C’è  di  tutto:  pomodori,  aglio,  cipolle,  peperoni,  meloni,  melanzane,  patate,  angurie,

          cavolfiori. E fragole, piantate per i figli e gli altri ospiti dalla moglie del fattore.
            Nel casale, raccontano infatti i vicini, si fanno spesso vedere altri personaggi. Figure
          importanti,  eminenze  ed  eccellenze.  «Portavo  il  mio  nipotino  a  giocare  nei  campi,

          questo  inverno,  quando  improvvisamente  scomparve  dalla  mia  vista  e  mi  prese  un
          colpo»  racconta  una  donna  che  vive  qui  dagli  anni  Sessanta.«Lo  rividi  pochi  attimi
          dopo vicino a un uomo anziano, bastone e cappotto nero lungo e rovinato. Io lo presi
          per un pastore, tanto che dissi al bambino: “Lascia stare il pastore, vieni qui!”. A quel
          punto l’uomo mi sorrise gentile e disse: “Signora, io non sono un pastore come tutti gli

          altri. Sono un pastore sì, ma non di pecore. Di anime”. Io all’inizio non capii, chiesi
          spiegazioni e lui mi disse di essere un cardinale, ma di chiamarlo solo “don Alberto”. E
          così feci.»

            I  pochi  vicini  della  società  agricola  San  Giuseppe  fanno  altri  nomi,  eminenti
          personalità oramai di casa da queste parti.  Due in particolare: «i cardinali  Nicora e
          Calcagno».  Attilio  Nicora,  il  predecessore  di  Calcagno  ai  vertici  dell’Apsa,  è
          stato – dal 19 gennaio 2011 al 30 gennaio 2014 – primo presidente dell’Autorità di
          informazione  finanziaria  vaticana,  un  organismo  voluto  da  Ratzinger  per  controllare

          ogni  operazione  della  Santa  sede  e  adeguarla  alle  nuove  norme  antiriciclaggio
          introdotte  dall’Unione  europea.  I  cardinali  Nicora  e  Calcagno  sarebbero
          dunque – secondo i vicini – due habitué della proprietà, utilizzata forse come tenuta di

          campagna  in  cui  venire  a  riposare,  «nei  due  appartamenti  ristrutturati  all’interno  del
          casale». In uno di questi, negli ultimi mesi, sarebbe ospitato un nipote di un cardinale,
          impegnato negli studi universitari.
            Era  stato  proprio  Nicora  ad  «accompagnare  lo  studio  e  la  costituzione  –  scriveva
          ancora Calcagno – della società San Giuseppe, con la collaborazione del notaio Paride

          Marini Elisei, notaio di fiducia dell’Apsa e dell’ufficio amministrativo della segreteria
          di  Stato.  Il  13  settembre  2011  tra  l’Apsa  e  l’azienda  agricola  è  stato  stipulato  un
          contratto  modale  per  l’affitto  della  tenuta  Laurentina  e  quella  dell’Acquafredda».

          Un’operazione che porta altri quarantuno ettari di terreni tra le proprietà del Capitolo di
          san Pietro.
            Ma di chi era questo terreno? È qui che inizia un’altra storia, con molti interrogativi e
          poche  certezze.  Di  sicuro  c’è  che  questi  ventidue  ettari  appartenessero  ai  fratelli
          Letizia,  Giuseppina,  Domitilla  e  Luigi  Mollari.  Fedeli  devoti,  tutti  senza  figli,  che

          decisero  di  lasciare  il  loro  possedimento  alla  Chiesa.  Bisogna  tornare  al  22  marzo
          1975 quando i fratelli Letizia, Giuseppina, Domitilla e il commendatore Luigi, che tra
          l’altro era già dipendente dell’Apsa, decisero di donare alla Santa sede la tenuta con

          atto  stipulato  davanti  al  notaio Alessandro  Marini.  La  donazione  viene  accettata  dal
          segretario  di  Stato,  quel  cardinale  Jean  Villot  che  papa  Luciani  avrebbe  voluto  far
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