Page 89 - Peccato originale
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di firma sui depositi del conto, in dollari e in lire, intestato
alle missionarie della carità. Il saldo complessivo rimane
uno dei segreti meglio custoditi allo Ior, anche perché la
contabilità della missione di madre Teresa non è mai stata
resa pubblica. Tuttavia, tra i dipendenti della banca
vaticana, quei conti erano diventati una leggenda: si
mormorava che ogni anno maturassero somme
impressionanti d’interessi. Se solo madre Teresa li avesse
chiusi o trasferiti, l’istituto avrebbe rischiato il default.
Da Bombay madre Teresa raggiungeva spesso Roma in
visita ai papi. I primi appuntamenti furono con Paolo VI,
ma l’agenda si infittì soprattutto con Giovanni Paolo II, 2
successore di Albino Luciani, eletto al soglio di Pietro con
il conclave del 16 ottobre 1978. Dopo aver salutato
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Wojtyła, madre Teresa si recava negli uffici dello Ior. Qui
i fedelissimi di Marcinkus l’attendevano per dedicarle ogni
attenzione. Lei però non raggiungeva il salone centrale,
mescolandosi a cardinali, prelati, parroci, religiosi,
membri di congregazioni e laici, insomma quel mondo
cattolico in fila ordinata davanti ai pochi sportelli
dell’istituto. La discrezione imponeva che fosse un
religioso a incontrare madre Teresa. Così lei andava
direttamente dal braccio destro di Marcinkus, monsignor
Donato de Bonis. Questi l’accoglieva con entusiasmo per
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poi chiudere la porta e approfondire con lei le questioni
più pressanti del momento.
Fu sempre lui a rassicurarla quando la sorella ricevette
una comunicazione giudiziaria – così si chiamava
all’epoca l’avviso di garanzia – per una presunta violazione
delle leggi valutarie italiane. L’indagine, condotta dal
sostituto procuratore di Roma Orazio Savia, voleva
accendere un faro proprio su presunte irregolarità
valutarie nella raccolta di fondi per beneficenza che
venivano trasferiti in Vaticano. Savia voleva illuminare un
mondo fino a quel momento mai esplorato, ma l’inchiesta
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