Page 239 - Peccato originale
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C’è poi un altro aspetto ancor più rilevante che riguarda
direttamente la presunta vittima e la relazione che la lega
a questo giovane ex seminarista che ne è diventato una
sorta di portavoce. Paolo è costantemente informato da
Jarzembowski sull’evolversi della situazione, legge e
condivide le azioni portate avanti. Confrontandosi con
altre persone ha espressamente ringraziato più volte l’ex
compagno di camera per le denunce effettuate, non
avendo lui la forza di farsene carico in prima persona,
schiacciato dal peso di quanto vissuto. «Ogni tanto si
scusa con lui se lo tratta male – afferma un amico –, ma
quei fatti lo fanno ancora molto soffrire. Certi ricordi gli
fanno scattare una parte irrazionale e iraconda che non gli
appartiene. Più volte ha ringraziato Kamil per le lettere
che ha scritto, per essersi esposto, per aver dato voce a
una situazione della quale non trova la forza di parlare.
Oggi la preoccupazione di Paolo è anche un’altra: lui [colui
che avrebbe compiuto gli abusi, nda] potrebbe diventare
sacerdote e magari poi insegnare!» Insomma, c’è il rischio
che la volpe venga messa nel pollaio. E in effetti nel
frattempo Antonio è stato ordinato sacerdote nella sua
diocesi, come se nulla fosse.
Se ripercorriamo la storia partendo dalle rare reazioni
ufficiali della Santa sede, vediamo che le poche risposte
inviate a Jarzembowski esprimono tutte un unico
obiettivo: calmare il giovane ex seminarista e fargli
considerare con attenzione i passi da compiere. Vale la
pena analizzare il carteggio che Kamil scambia con alcuni
prelati quando decide di mettere nero su bianco la sua
ricostruzione. A iniziare dalla missiva che riceve proprio
dal cardinale Comastri, arciprete della basilica di San
Pietro, il 2 luglio 2014:
Carissimo Kamil,
in risposta alla tua lettera del 23 giugno scorso vengo a precisare che
ho […] fatto presente al vescovo tutte le informazioni in mio possesso
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