Page 238 - Peccato originale
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figlio di quel pettegolezzo e di quelle maldicenze che come
un venticello fastidioso circolavano nei corridoi dei sacri
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palazzi. Forse proprio con questo pretesto, la prima
risposta alle denunce di Jarzembowski, iniziate già pochi
mesi dopo l’uscita dal preseminario, fu quella dell’assoluto
silenzio.
Nei mesi successivi partì un insinuante tam tam teso a
smentire ogni accusa e a isolare e delegittimare il giovane
seminarista. Vennero propalate diverse ignominie sul suo
conto, come quella che fosse spinto da un desiderio di
vendetta, deluso da una storia d’amore finita male o,
ancora peggio, dalla brama di denaro: «Niente di tutto
questo – precisa lui –, non chiedo denaro, ma verità e
giustizia». Pur non potendo qui accertare l’attendibilità
del suo racconto, ragione per cui abbiamo scelto di non
svelare i nomi delle persone coinvolte, alcuni significativi
elementi vanno sottolineati.
La premessa è scontata. Non si vuole certo
criminalizzare la struttura del San Pio X o affermare che
quanto descritto dal giovane polacco sia la prassi: saranno
le autorità competenti a valutare veridicità e reali
dimensioni di questa storia. Se davvero ci sono stati
violenze psicologiche, abusi e atti sessuali in un collegio
che ospita bambini anche di nove anni, non è nemmeno
necessario dilungarsi sulla gravità dirompente
dell’accaduto. Certo, Jarzembowski in questi anni ha
trovato il sostegno e il conforto di diversi suoi ex
compagni di seminario, di alcuni sacerdoti e anche di
qualche vescovo, oltre che di altre persone che lamentano
analoghi soprusi da parte di Antonio. Se si fosse inventato
tutto sarebbe rimasto isolato. E invece, nei sacri palazzi,
ancora oggi sono in diversi ad aiutarlo in gran segreto per
fargli avere giustizia, per fargli ottenere quelle
informazioni indispensabili a rivendicare le proprie
ragioni.
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