Page 207 - Peccato originale
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papa a fare da paciere. Parolin e Becciu non si amano.
All’interno della segreteria di Stato i loro ruoli si sono pian
piano separati. Con Bertone tutto passava attraverso il
segretario di Stato, anche i rapporti con la politica,
scatenando le ire di Angelo Bagnasco, all’epoca presidente
della Conferenza episcopale italiana (Cei). Oggi Parolin si
occupa principalmente delle questioni che riguardano
l’Asia (è specializzato sull’argomento), per possibili passi
in avanti nel miglioramento delle relazioni con Vietnam,
Cina e Russia; a lui spettano anche i dossier sul
Sudamerica. Becciu invece segue principalmente le
questioni interne del Vaticano e dei rapporti con lo Stato
italiano.
In questa complicata geometria del potere, ogni tanto
cade qualche testa senza che ne siano ufficializzate le
ragioni, il che rende ancora più evidenti i due limiti di
questo pontificato: l’assenza di un significativo ricambio
in curia e nomine o rimozioni poco chiare e che si rivelano
poi azzardate o sbagliate. È il caso recente di Libero
Milone, italiano dal prestigioso profilo internazionale,
scelto nell’autunno del 2015 come revisore generale dei
conti dello Stato. Si tratta indubbiamente di una figura di
alto profilo, proveniente dal colosso Deloitte, ancora oggi
apprezzato dagli ex colleghi. Ben considerato da tutti i
nove cardinali del C9, a fine giugno del 2017 è stato
licenziato con tre anni di anticipo e senza che il Vaticano
ne spiegasse le ragioni. È stata la Gendarmeria a
chiedergli di fare un passo indietro, secondo quanto
denunciato dallo stesso Milone in alcune interviste rese
nel settembre del 2017. 16 In queste, Milone accusa il
Vaticano di non averlo fatto lavorare e di aver cercato di
delegittimarlo. Parole che hanno suscitato la reazione
della Santa sede, che ha motivato il licenziamento
imputando a Milone attività di dossieraggio su esponenti
della curia, a iniziare da monsignor Becciu. Un’ipotesi
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