Page 130 - Peccato originale
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non delle prebende di suor Tekla che da noi depositava
incredibili somme di denaro.» 14
Un’altra suora che si faceva chiamare madre Tekla la
ritroviamo anche in Svizzera: usciva dalla casa delle
brigidine di via Calloni per raggiungere il cuore di Lugano,
dove le banche e le fiduciarie si susseguono una dopo
l’altra. Non c’è certezza che sia la stessa sorella,
probabilmente un’omonima. Negli stessi anni entrava
rapidamente negli uffici del Banco di Lugano: «L’arrivo di
madre Tekla – mi racconta uno dei dipendenti –
provocava un gran fermento in banca. I clienti di riguardo
entravano da un ingresso secondario e defilato, in pratica
dal garage. La sorella saliva in ascensore al terzo o quarto
piano e s’infilava nei salottini riservati alla clientela più
prestigiosa. La ricordo come una sorella schiva, dai modi
sbrigativi, che mostrava un apparente disprezzo per il
denaro. Ogni volta si presentava con un borsone
semirigido in pelle che conteneva un tesoro in contanti.
Entrava in ufficio con la valigia chiusa, la spingeva sul
tavolo e chiedeva di accreditare la somma sul conto. “Di
quanto si tratta?” poteva domandare il funzionario, solerte
e rispettoso. La risposta era sempre la stessa: “Non conto
mai il denaro, lo faccia lei”. Se poi le si chiedeva da dove
provenissero tutti quei milioni, lei spegneva ogni
curiosità: “È un’altra nostra fedele che ci ha lasciato”
rispondeva laconica per chiudersi di nuovo nel silenzio.
Una volta madre Tekla dovette fare qualche minuto di
anticamera, perché il collega era impegnato con un altro
cliente. Quando si liberò, lei lo accolse gelida: “La
prossima volta che mi fa attendere così a lungo, saluto,
esco, e non mi rivedrà mai più. Attraverso la strada e me
ne vado alla banca concorrente, non aspettano altro…
Prima però incontro il suo superiore per riferire quanto
accaduto. Dovreste essere onorati di avermi qui, non farmi
perdere tempo”». 15
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