Page 29 - Io vi accuso
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Lo scandalo de «Il Denaro»
Un altro caso di cui conosco i retroscena è riportato su «il Fatto
Quotidiano» del 23 luglio 2015: «Una finta cooperativa i cui soci erano in
realtà esclusi dalla gestione e il cui obiettivo primario era beneficiare dei
contributi pubblici per l’editoria: oltre 11 milioni tra il 2007 e il 2011. Così
la Guardia di finanza di Napoli ha ricostruito il modus operandi della
società editoriale Il Denaro, proprietaria dell’omonima testata, e della
cooperativa Edizioni del Mediterraneo, che fino alla messa in liquidazione
ha avuto in affitto il quotidiano economico. Mercoledì le Fiamme gialle –
prosegue il pezzo – hanno sequestrato oltre 16 milioni di euro al direttore e
cofondatore del giornale, Alfonso Ruffo, accusato di truffa aggravata per il
conseguimento di erogazioni pubbliche all’editoria, e alle due società a
titolo di responsabilità amministrativa. Il procuratore aggiunto Fausto
Zuccarelli, che ha chiesto il sequestro, scrive che le indagini hanno
accertato che la Edizioni del Mediterraneo era “priva dei requisiti soggettivi
previsti per poter beneficiare delle sovvenzioni, operando in assenza della
causa mutualistica ed essendo i soci cooperatori di fatto esclusi dalla
gestione della società”. La cooperativa, inoltre, sopravviveva “solo grazie
alla contabilizzazione di componenti positivi di reddito riconosciuti alla
stessa dalla editoriale Il Denaro al fine esclusivo di preservarne il capitale
sociale ed evitarne lo scioglimento”».
«Le azioni fraudolente di Ruffo – sempre secondo Zuccarelli – hanno
indotto in errore il dipartimento per l’Informazione e l’Editoria presso la
presidenza del Consiglio dei ministri, che ha erogato per le annualità dal
2007 al 2011 contributi all’editoria per complessivi 11.411.284 euro,
determinando un danno patrimoniale di rilevante gravità.»
Mi chiedo: come mai le banche (e nel caso dell’editoria, come abbiamo
visto, parliamo del top management, a cui sono attribuite le facoltà di
erogazione creditizia) che hanno prestato soldi all’organo di informazione
napoletano – che a oggi deve restituire ancora un milione di euro – e che
dal 2008 sono sempre più rigide nel valutare i numeri delle piccole
imprese, non si sono mai accorte di queste manipolazioni e non hanno
effettuato analisi approfondite, sebbene già nel 2011 il bilancio
dell’editoriale Il Denaro presentava una perdita di 175 milioni di euro e un
margine operativo lordo negativo per 332 milioni di euro? Forse perché
quegli stessi istituti comparivano costantemente e in «splendida forma»
sulle pagine di quel magazine in liquidazione dall’ottobre 2014? Forse
perché la proprietà era molto bene inserita negli ambienti di
Confindustria? Erano talmente trattati bene dai giornalisti di quella testata
che il direttore generale di una delle banche aveva imposto perfino il