Page 26 - Io vi accuso
P. 26
I giornalisti e il rischio reputazionale
In Italia i giornalisti rappresentano una fetta esigua della popolazione ma
per le banche, solo per il fatto che vengono associati spesso al potere, sono
il tipico cliente da «trattare con cura». Se c’è da scegliere tra buttare dalla
torre un piccolo imprenditore o un cronista di provincia la decisione è
pressoché scontata. Anche il motivo è altrettanto scontato: paura del
rischio reputazionale, paura che le malefatte del sistema del credito
vengano fatte emergere e gridate ai quattro venti grazie alla penna di un
giornalista che si schiera dalla parte del correntista. Mentre nel mondo
anglosassone i cronisti sono formati per diventare dei veri «cani da
guardia» da scagliare alla bisogna contro i soprusi dei potenti, le banche
italiane preferiscono l’addomesticamento del cagnolino da salotto. Ciò che
ho appena detto verrà negato in tutti i modi da ogni singolo manager del
credito (e probabilmente anche da quei giornalisti abituati ai trattamenti
«speciali»).
Nessuno avrebbe il coraggio di ammettere il «corteggiamento» diffuso
nei confronti di una stampa da rendere asservita, ma ho le prove del
contrario. Molti istituti tengono nel cassetto un codice di comportamento
interno in cui è riportato come rapportarsi con la clientela. Clientela
rigorosamente suddivisa per categorie. Il documento si chiama Manuale
per l’erogazione del credito, nel gergo bancario altrimenti detto «la
Bibbia»: il lasciapassare per i prestiti al correntista. Vi sono situazioni in
cui le restrizioni per le aziende e le persone sono molto marcate, si parla
addirittura di «declino del fido» per «azienda di scarso interesse bancario»
salvo però «eccezioni suggerite da particolari ragioni di opportunità».
Inoltre, devono essere declinati fidi ad «autorità locali (prefetti, sindaci
eccetera) per sollecitare interventi finanziari in favore di istituzioni locali o
aziende in difficoltà» o prestiti «per pagare imposte o tasse». Non si dica
pertanto che le banche vengono sempre incontro alle necessità dei
correntisti o dello Stato che, al contrario, deve essere sempre pronto a
ripianare i loro debiti. Musica assai diversa nel caso della stampa, per la
quale esiste addirittura un punto specifico titolato «fidi la cui concessione
indipendentemente dall’importo è di competenza della direzione centrale».
In questa sezione rientrano esclusivamente «amministratori, direttori
nonché membri degli organi di sorveglianza dell’istituto», cioè i pezzi
grossi dell’azienda oppure di altre «banche italiane in generale» ed
«esattorie» ma anche qualsiasi «giornalista e amministratore di giornale,
nonché aziende editrici di giornali, periodici, televisioni private». Quindi, se
un qualsiasi giornalista viene in banca anche solo per richiedere una
semplice carta di credito non c’è manager di rete che possa autorizzarla.