Page 32 - Io vi accuso
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manovrano il sistema politico e quello dei controlli, a mettere il veto sulle
fiduciarie. E finché persiste questa situazione sarà molto difficile fare
chiarezza su certe falle che hanno contribuito al dissesto economico dello
Stato.
Abbiamo detto che non dobbiamo confondere queste società con i trust
che si creano quando un soggetto (Disponente) trasferisce dei beni a un
altro soggetto (Trustee) che li deve amministrare e gestire a favore di altri
soggetti (Beneficiari) a cui dovrà trasferirli dopo un dato periodo di tempo,
ovvero in funzione di un determinato scopo. Queste società hanno quindi
una funzione «protettiva» attraverso la segregazione dei beni affidati al
Trustee, ma talvolta anche «un nobile valore filantropico», almeno così
raccontano le banche per edulcorare la faccenda, per assicurare che i beni
siano destinati allo scopo in vista del quale il trust è stato istituito.
Nei trust e nelle fiduciarie ci sono milioni e milioni di euro sommersi.
Soldi che non si possono distrarre comprando una polizza assicurativa o un
diamante, così come ho raccontato in Io so e ho le prove. La banca
mettendo a disposizione una società fiduciaria, sicura e legale, guadagna
assai più che con i «normali» junk products: un buon motivo per non
mutare il sistema e favorire i privilegiati. Un esempio? Se il capitale è di 5
milioni, l’istituto prende una media di 15.000 euro all’anno per la sola
gestione (quindi senza alcuna movimentazione delle disponibilità
presenti). In Italia la Corte dei conti stima ci siano 100-120 miliardi di euro
frutto di evasione fiscale. È così difficile capire dove siano? Non a caso a
maggio del 2015 – come riporta «Il Sole 24 Ore» – il nucleo speciale di
Polizia valutaria della Guardia di finanza ha prima analizzato e poi
sottoposto a controllo una cinquantina di trust company e società
fiduciarie. Con il risultato di arrivare a denunciare all’autorità giudiziaria
almeno «una settantina di violazioni alle norme antiriciclaggio».
L’operazione ha consentito di far emergere «reati per mancata
identificazione e registrazione della clientela o ancora infrazioni
amministrative per omesse segnalazioni di operazioni sospette, il tutto per
un ammontare di circa 54 milioni di euro» prosegue l’articolo di Marco
Mobili. In alcuni casi «sono emersi trasferimenti di denaro contante oltre
la soglia prevista per complessivi 635.000 euro e casi di omessa
dichiarazione transfrontaliera di capitali per almeno 155.000 euro. Sul
fronte dell’evasione sono circa 80 i milioni recuperati a tassazione».
Numeri impressionanti, dunque.
Le verifiche delle Fiamme gialle in tutta Italia hanno colpito anche i
professionisti che svolgono l’attività di costituzione, gestione e
amministrazione di trust e che, secondo la normativa antiriciclaggio, hanno
l’obbligo di effettuare l’adeguata verifica della clientela – compresa