Page 35 - Io vi accuso
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libro e che mi sarebbero state utili le testimonianze di chi ancora oggi si

          trova  nella  tana  del  lupo.  Lui  lì  per  lì  non  si  era  proposto,  era  molto
          diffidente e aveva paura di qualche rivalsa ma evidentemente adesso vuole
          rivelarmi qualcosa che lo tiene sulle spine.

              Ci  sediamo  in  poltrona  l’uno  di  fronte  all’altro.  Iniziamo  a  parlare  di
          come  vanno  le  cose  in  banca,  di  quali  sono  le  nuove  tendenze  e,  come
          sospettavo,  esce  fuori  il  punto  dolente:  la  gestione  degli  affari  con  la
          clientela.  «La  nuova  strategia  –  mi  dice  –  è  paradossale,  siamo  arrivati
          all’inverosimile. Oggi se tu sei un gestore imprese che non ha arretrato fidi,

          che non ha sconfinamenti, che fa il lavoro classico come da vademecum,
          quello cioè per cui sei pagato, non sei nessuno. Se invece riesci a vendere
          trenta,  quaranta  televisori,  sei  il  numero  uno.»  Io  non  resto  troppo

          sorpreso, è una pratica che cominciava a essere in voga già nel 2012, il mio
          ultimo  anno  da  manager,  ma  gli  chiedo  di  continuare  a  raccontarmi:
          «Vincenzo, non c’è confronto con prima, una volta bisognava piazzare dei
          prodotti  che  comunque  in  buona  parte  avevano  a  che  fare  con  il  mondo
          della finanza. Quando tu eri dentro, si ventilava l’idea di aprirci ai beni di

          largo consumo ma in tre anni siamo andati oltre. Adesso puoi anche non
          essere bravo a vendere fidi: se sei un fenomeno a spingere televisori, radio
          e  telefonini  vieni  premiato,  cresci  e  fai  carriera.  Non  so  se  mi  spiego,  i

          futuri  manager  potrebbero  essere  i  capi  reparto  dei  discount  o  dei
          megastore di elettrodomestici. Studiare economia è una perdita di tempo».
              Il  confronto  tra  i  prodotti  è  presto  spiegato.  Su  un  fido  la  banca  ha
          mediamente un margine di guadagno finanziario netto di circa l’8 per cento
          a fronte di un «fattore di rischio» altissimo: quei soldi potrebbero anche

          andare  perduti  nel  caso  in  cui  il  cliente  fosse  insolvente.  Il  televisore,
          invece, ha «rischio zero», non c’è nulla da perdere per l’istituto e, inoltre,
          ha un rendimento di almeno il 20 per cento sul prezzo a cui viene venduto

          al correntista. E dove non arriva la tecnologia arriva il benessere: le palestre
          e i tapis roulant sono un altro bel prodotto che le banche cercano di rifilare
          a tutti i costi. Il ricarico, anche in questo caso, arriva al 20 per cento e il
          rischio perdite è pari a zero.
              Gli  chiedo  come  sia  cambiato  il  rapporto  con  i  clienti.  Lui  sorride,  un

          sorriso  che  nasconde  un  velo  d’amarezza,  forse  di  rammarico:  «Lo  sai
          meglio di me, se è “piccolo” gli fai credere che per avere il fido deve prima
          comprarsi  il  televisore  o  qualcos’altro,  ultimamente  va  forte  la  cyclette,

          mentre in realtà non ce ne sarebbe bisogno. Il solito ricatto in stile mafioso.
          Quando  invece  il  cliente  è  una  grande  azienda,  il  discorso  si  fa  più
          complicato ma è la sfida più attesa: alla fine se sei un abile venditore riesci
          anche in quel caso a piazzare qualcosa. E quando convinci uno di quelli la
          tua  “visibilità”  aziendale  è  in  ascesa».  Ciò  che  dice  la  fonte  viene
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