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La fabbrica dei santi


             Fino a ottobre 2013, sul conto Ior destinato alla canonizzazione
          della beata Francisca Ana de los Dolores, una congrega spagnola di

          Palma di Maiorca ha depositato la bellezza di 482.693 euro. La
          montagna di soldi necessaria a santificare Francisca non è
          l’eccezione. Dal 2007 al 2013 le missionarie di Sant’Antonio Maria

          Claret hanno infatti investito per la beatificazione di madre Leonia
          Milito, tra soldi della congregazione e donazioni dei fedeli, circa 116
          mila euro. Ma in gran parte sono finiti in fondi d’investimento. “La
          somma depositata è apparentemente elevata perché non abbiamo
          ancora pagato e ultimato la ‘positio’ e il futuro presunto miracolo,”

          si giustificano in una lettera al prefetto della Congregazione delle
          cause dei santi suor Lidia e suor Teresa. “L’istituto è impegnato
          anche in piccoli gesti, affinché il lavoro di beatificazione della nostra

          madre fondatrice non soffrisse a causa della manutenzione
          economica.”
             I giri di denaro attorno alla beata spagnola e a madre Leonia non
          sono gli unici che hanno preoccupato il cardinale Giuseppe Versaldi:
          il 16 gennaio 2014 l’allora capo della prefettura degli Affari

          economici ha infatti preso carta e penna intimando al postulatore
          dei carmelitani scalzi Ildefonso Moriones, vista la presenza di
          “transazioni in denaro non attinenti con la finalità della causa e del

          suo normale svolgimento”, una “immediata sistemazione dei conti,
          l’esclusività di utilizzo delle risorse e una sostanziale moderazione
          nell’utilizzo del denaro contante”.
             Quando ha visto il rapporto interno mandatogli dalla prefettura
          degli Affari economici, Francesco ha capito che le voci che da anni

          girano sulla “fabbrica dei santi” non erano affatto ciarle dei maligni.
          Il papa aveva già qualche sospetto e così nell’estate del 2013 aveva
          chiesto alla Cosea e al ministero, al tempo guidato da Versaldi,

          un’inchiesta approfondita per far luce sui costi e sui conti delle
          cause di beatificazione e canonizzazione gestite dalla
          Congregazione delle cause dei santi. Dopo qualche mese, venuto a
          conoscenza dei risultati dell’istruttoria, ha visto con i suoi occhi che
          la realtà superava ogni fantasia. Costi folli, avvocati che gestiscono i

          denari delle cause di cui sono “postulatori” attraverso i loro conti
          privati allo Ior, fondi per le cosiddette “cause povere” ridotti al
          lumicino.
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