Page 67 - Avarizia
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Supermarket vaticano
Che i Musei Vaticani siano una specie di zecca divina è cosa nota.
Ma nessuno può supporre che il Vaticano possa guadagnare ancora
di più con quattro-cinque negozi posizionati dietro le sacre mura. E
invece la pompa di benzina, la farmacia, il tabaccaio e il
supermercato fanno più incassi di Michelangelo e Raffaello, dei
giardini e delle ville pontificie messe insieme. Un miracolo, dal
momento che – mentre i capolavori del Rinascimento vengono presi
d’assalto da cinque milioni di turisti ogni anno – gli esercizi
commerciali sarebbero riservati a pochissime persone: cioè agli
esponenti della curia e ai residenti (in tutto circa ottocento persone,
ma solo quattrocentocinquanta di esse godono anche della
cittadinanza vaticana), ai duemilaottocento dipendenti laici e a circa
un altro migliaio di persone aventi diritto. Eppure il bilancio
pubblicato dal governatorato parla chiaro, e pone più di qualche
dubbio (soprattutto fiscale) su questi commerci. Partiamo dalla
farmacia. Se in media, secondo studi dell’Associazione nazionale
dell’industria farmaceutica, una farmacia italiana serve un bacino di
tremilacinquecento persone fatturando 700 mila euro l’anno, il
punto vendita diretto da frate Rafael Cenizo Ramírez ha incassato
nel 2013 ben 32,8 milioni. Da sommare ai 41,6 milioni dell’anno
precedente.
In questo caso gli exploit si spiegano facilmente. Non solo la
farmacia è infatti aperta a tutti e accetta le ricette e le prescrizioni
di medici di Stati esteri, ma vende prodotti scontati (anche del 20
per cento) rispetto a quelli che si trovano nelle farmacie romane.
Inoltre i preti smerciano pasticche che non si trovano in Italia, da
antiemorroidali richiestissimi (come l’Hamolind) a costosi rimedi per
malattie più gravi. Non è un caso che quella vaticana sia la farmacia
più frequentata del pianeta, e che sia presa d’assalto da quasi
duemila clienti al giorno.
Ma le cifre più sorprendenti degli incassi del governatorato
riguardano le sigarette, i carburanti e l’annona spacci, ossia il
market “tax free” d’Oltretevere. Tutte attività commerciali che sono
destinate solamente ai possessori di una speciale tessera,
appannaggio esclusivo – in teoria – di residenti e dipendenti.
Facendo qualche divisione, però, i conti non tornano: il tabaccaio
guadagna infatti 10 milioni l’anno; significa che i tremilaseicento