Page 63 - Avarizia
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Se tutti sanno che il moralizzatore Viganò perse la battaglia e fu
nominato, secondo la classica formula del promoveatur ut
amoveatur, nunzio apostolico negli Stati Uniti, pochi sono a
conoscenza che le accuse contro Nicolini furono valutate da una
commissione disciplinare d’inchiesta guidata da monsignor Egidio
Turnaturi, ex uditore della Sacra Rota: le conclusioni non sono mai
state rese note, ma dopo aver sentito testimoni e spulciato carte e
documenti, i giudici vaticani hanno prosciolto Nicolini da ogni
accusa, ritenendole indimostrabili, come nel caso delle veline alla
stampa, o fasulle. È un fatto che Francesco abbia lasciato monsignor
Nicolini a fatturare altri milioni, mentre non ha ancora richiamato il
presunto moralizzatore dagli Stati Uniti.
Se il museo è uno dei fiori all’occhiello del budget del
governatorato, la Fabbrica di San Pietro deve occuparsi in teoria
della conservazione e del decoro della chiesa edificata dall’apostolo
Pietro, ma dai documenti consultati ha pure un patrimonio davvero
notevole: solo 34 mila euro di immobili, ma quasi 52 milioni di euro
tra investimenti, conti bancari e titoli. Un gruzzolo in aumento
costante: in cinque anni è cresciuto del 25 per cento. Il giro di
liquidi è di tutto rispetto, con denaro che continua a entrare (circa
15 milioni di euro l’anno) grazie anche ai ticket del museo del tesoro
di San Pietro e alle offerte votive della basilica. Non solo. Chi
gestisce la chiesa più importante della Cristianità è il Capitolo di San
Pietro, “un collegio di sacerdoti” si legge nell’Administrationes quae
a Sancta Sede Pendent, “istituito nell’XI secolo per il governo della
basilica”. Ecco: il gruppetto di sacerdoti nel 2011 gestiva immobili
per un valore dichiarato di 17 milioni di euro (in realtà il dato
andrebbe quadruplicato, segnala un report della Cosea) e altri titoli
bancari per oltre 10 milioni di euro. Difficilmente duemila anni fa il
pescatore Simone, futuro san Pietro, poteva immaginare che sopra
la sua tomba si sarebbe costruita non solo la più grande chiesa della
Cristianità, ma un forziere prosperoso e gonfio di denaro: se la
carità è per statuto una delle funzioni principali della Fabbrica,
anche in questo caso sembra si preferisca fare beneficenza senza
intaccare né i capitali né gli “utili” finanziari.
Le chiavi della cassaforte che sostiene la cupola del Michelangelo,
da dieci anni, sono legate a doppio cordone alla tunica di Angelo
Comastri. Un cardinale grossetano già influente arcivescovo di