Page 62 - Avarizia
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ma temuto e omaggiato all’interno delle sacre mura, è uno dei

          prelati più potenti della curia di Francesco, che l’ha lasciato al
          comando nonostante fosse stato obiettivo principale degli strali di
          monsignor Carlo Maria Viganò, l’ex segretario di Stato del

          governatorato che ha – attraverso le sue lettere al papa pubblicate
          da tv e giornali – dato il via allo scandalo Vatileaks, rivelatore delle
          lotte di potere all’interno della Santa Sede.
             In una missiva dell’8 maggio 2011 spedita all’ex segretario di
          Stato Tarcisio Bertone, Viganò attaccò duramente Nicolini, stimato

          sia da Camillo Ruini che dallo stesso Bertone, disegnandolo come
          vero capo della macchina del fango vaticana. “Il Dott. Maggioni [ex
          presidente della società pubblicitaria Sri],” spiegava nella missiva

          finita in prima pagina su “Il Fatto Quotidiano”, “mi ha testimoniato
          che autore delle veline provenienti dall’interno del Vaticano è Mons.
          Paolo Nicolini. La testimonianza del Dott. Maggioni assume un
          valore determinante in quanto egli ha ricevuto detta informazione
          dallo stesso direttore del ‘Giornale’, Alessandro Sallusti, con il quale

          il Maggioni ha una stretta amicizia da lunga data.” Secondo Viganò,
          Nicolini, in passato anche amministratore della Pontificia università
          lateranense, è un uomo i cui comportamenti “rappresentano una

          grave violazione della giustizia e della carità, perseguibili come reati
          sia nell’ordinamento canonico che civile”. Durante il suo periodo
          all’ateneo pontificio, scrive Viganò, “a suo carico furono riscontrate
          contraffazioni di fatture e un ammanco almeno di 70 mila euro. Così
          pure risulta una partecipazione di interessi del medesimo

          monsignore nella società Sri Group, società inadempiente verso il
          governatorato per almeno 2,2 milioni di euro e che,
          precedentemente, aveva già defraudato ‘L’Osservatore Romano’ ”.

          Accuse pesantissime, che si sommavano con quelle sulla gestione
          della cassaforte del governatorato, ossia i Musei Vaticani. “Sono
          numerose le cose da dire che toccano diversi aspetti della sua
          personalità,” continua il nunzio, “volgarità di comportamenti e di
          linguaggio, arroganza e prepotenza nei confronti di collaboratori

          che non mostrano servilismo assoluto nei suoi confronti, preferenze,
          promozioni e assunzioni arbitrarie fatte a fini personali:
          innumerevoli sono le lamentele da parte dei dipendenti dei musei,

          che considerano Nicolini persona spregiudicata e priva di senso
          sacerdotale.”
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