Page 64 - Avarizia
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Loreto, presidente della Fabbrica per volere di Giovanni Paolo II e

          diventato pure arciprete della basilica di San Pietro, per decisione di
          Benedetto XVI. Ambizioso e determinato, Comastri deve la sua
          formidabile ascesa agli ottimi rapporti che vantava con il gruppo dei

          “polacchi”, capeggiato dal segretario di Karol Wojtyla, Stanislaw
          Dziwisz: non è un caso che a gennaio 2005 sia stato ammesso nella
          short list per la presidenza della Fabbrica, e che Wojtyla abbia
          firmato la sua nomina il 5 febbraio 2005, nonostante fosse già
          ricoverato al Gemelli in gravi condizioni di salute.

             La carica dà a Comastri importante prestigio. Soprattutto enorme
          potere. La basilica gode di un’amministrazione autonoma, gestisce
          un budget importante, organizza i grandi eventi della piazza e della

          chiesa, decide appalti milionari e conta oltre cento dipendenti tra
          operai e impiegati. Diventato presidente, Comastri compare spesso
          alle feste della Guardia di Finanza organizzate dall’ex generale
          Roberto Speciale, stringe legami con Viganò e il cardinale Giovanni
          Battista Re, scrive decine di libelli per le edizioni Paoline (Prepara la

          culla: è Natale!, Nel buio brillano le stelle, Prega e sarai felice!, i
          titoli più venduti), si nota in tv a Voyager di Roberto Giacobbo,
          conosce gli ex manager Paolo Scaroni e Stefano Lucchini dell’Eni,

          colosso petrolifero che finanzierà i restauri dei marmi di San Pietro.
          Inviso ai bertoniani, nessuno è riuscito a fermare la sua ascesa: lo
          stesso Bergoglio eletto al soglio pontificio ha deciso di lasciarlo sulle
          sue tante poltrone.
             Ma in alcuni documenti in nostro possesso, risalenti al 2008 e

          firmati da un alto dirigente amministrativo della basilica, si critica
          duramente la gestione Comastri. Nel report, sorta di verifica interna
          chiesta dalla segreteria di Stato, si parla di “un ricorso anomalo e

          indiscriminato dello straordinario, di un numero sconsiderato dei
          passaggi di livello” e di un uso “a dir poco grave e irresponsabile
          delle procedure di aggiudicazione di alcune gare d’appalto”. Il
          dossier usa toni severi: spiega che in un anno solare si è superata
          “la soglia di 45 mila ore di straordinario”, con operai che sono

          arrivati a “punte di sedici ore al giorno” di lavoro; parla di sprechi
          quantificabili tra i “500 e gli 800 mila euro l’anno”, di stipendi
          ragguardevoli (ad aprile 2008 furono venticinque gli operai a

          prendere più di 3 mila euro netti al mese) e di promozioni facili: “In
          tre anni” sarebbe stato promosso “a parità di mansione l’83 per
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