Page 50 - Avarizia
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Il documento degli esperti che hanno spulciato le scelte del

          vecchio management dello Ior prende di mira le clausole del
          contratto con la milanese Ecpi, che prevede impegni a investire
          importi rilevanti, l’impossibilità di uscire dai fondi senza un

          preavviso molto largo e commissioni alte. Già: in quattordici mesi la
          consulenza della società meneghina è costata la bellezza di 1,4
          milioni di euro, in pratica 100 mila euro al mese. Mentre “per il
          fondo Optimum le consulenze pagate e presumibilmente da pagare
          ammontano a 3,5 milioni di euro... C’è un elevato rischio,” conclude

          il documento, “di adire le vie legali per ottenere la chiusura dei
          fondi e di subire azioni legali da parte della Ecpi: il contratto
          prevede una durata illimitata e comunque non inferiore a cinque

          anni, ed è stato bloccato dallo Ior dopo soli quattordici mesi”. Il
          professor Michele Calcaterra Borri, uno dei soci della Ecpi, a chi
          scrive ammise i rapporti con lo Ior, replicando però che “le nostre
          commissioni sono in linea con il mercato, e sono state esplicitate nel
          2012 davanti al cda dell’istituto”. Alla fine lo Ior è uscito dal fondo,

          perdendoci qualche decina di milioni: “Non abbiamo nulla contro il
          fondo Optimum, ma abbiamo assunto una politica di investimento
          diversa dal passato”, si limitò a comunicare il portavoce dello Ior

          Max Hohenberg.
             Von Freyberg fu sostituito poche settimane dopo la lettera di
          monsignor Ricca, e da allora lo Ior, il suo tesoro e le strategie
          finanziarie vaticane sono gestiti direttamente o indirettamente da
          tre persone: il cardinale Pell e due finanzieri laici, il maltese Joseph

          Zahra e Jean-Baptiste de Franssu, consiglieri privilegiati
          dell’australiano. Entrambi già membri della Cosea dal luglio del
          2013 (la commissione referente per gli affari economici poi sciolta

          dopo aver consegnato le conclusioni del rapporto al papa), Zahra è
          oggi tra i sette membri laici del nuovo consiglio per l’Economia che –
          con otto ecclesiastici – ha il compito, insieme alla Segreteria di Pell,
          di indirizzare le scelte economiche vaticane. De Franssu, invece, è
          diventato il nuovo presidente dello Ior.

             Sono loro a comandare al torrione nella nuova era di Francesco. I
          cardinali italiani non li amano, trovando eccessivo il potere
          consegnato nelle mani della lobby che gira intorno alla Misco Malta,

          la società di consulenza finanziaria fondata da Zahra, che del
          consiglio per l’Economia è vicecoordinatore. Se su Internet c’è
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