Page 54 - Avarizia
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migliaia di appartamenti e case sotto la Segreteria. I cardinali si
dicono soddisfatti, ma restano preoccupati: nella bozza del verbale il
segretario di Stato Parolin afferma che “gli statuti che si stanno
elaborando vanno nel senso di un trasferimento anche della
proprietà”. Pell non si è ancora arreso. “Sono stupito che il
cardinale Pell tratti di questi argomenti tramite email,” interviene
stizzito Nicora: “Ci si aspetterebbe che il prefetto di un organismo
di tale livello si serva di carta intestata con protocollo e una firma
scritta in modo che resti agli atti!”.
L’ambizione del cardinale australiano di mettere le mani sulla
gestione dell’intero tesoro del Vaticano, dallo Ior attraverso i suoi
uomini all’Apsa, passando per i fondi fuori bilancio della segreteria
di Stato, ha subìto uno stop decisivo a febbraio 2015, quando
Francesco con un motu proprio ha stabilito poteri e contropoteri
della nuova curia, pubblicando gli Statuti dei nuovi uffici da lui
voluti: la segreteria per l’Economia ha sì inglobato la prefettura
degli Affari economici di cui eredita, rafforzati, i poteri di controllo e
vigilanza sui dicasteri vaticani, ma lo zar venuto da Melbourne non è
riuscito a impossessarsi, come invece sperava, dei beni immobiliari
dell’Apsa e di Propaganda Fide, e nemmeno del Fondo pensioni dei
dipendenti e dei cardinali (che, secondo i documenti riservati di
Kpmg, è arrivato nel 2014 a superare i 433 milioni) che continua a
essere in carico alla segreteria di Stato guidata da Parolin.
La lotta, però, non è terminata nemmeno dopo la decisione
definitiva del papa. Pell, Zahra e de Franssu hanno infatti prima
lavorato alla creazione di un grande Vam, un unico asset
management del Vaticano per gestire in modo centralizzato le
risorse sparpagliate tra ministeri, enti e organismi vari. Poi,
congelata l’iniziativa, de Franssu ha rilanciato proponendo la
creazione di una Sicav (una società d’investimento a capitale
variabile) con cui gestire più liberamente i miliardi dello Ior. Peccato
che il progetto, approvato dal consiglio di sovrintendenza dei laici
della banca, sia stato bloccato subito dai cardinali e dal papa in
persona. De Franssu aveva infatti deciso di istituire il fondo in
Lussemburgo. Un paese a fiscalità di vantaggio. “Tante volte io
penso che la Chiesa in alcuni posti, più che madre è una
imprenditrice,” disse Francesco il 19 dicembre 2014 a Casa Santa
Marta, la sua residenza. Mai immaginava quanto fosse a lui vicino,