Page 40 - Avarizia
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normativa effettuata, non tutti a Roma sono convinti che dal punto
di vista “operativo” sia cambiato davvero molto rispetto ai tempi di
Benedetto XVI. Nelle procure italiane, Roma in primis, e in Banca
d’Italia si chiedono da qualche tempo se i conti attenzionati siano
stati finalmente chiusi, o solo bloccati e lasciati dormienti, al sicuro,
nelle casseforti d’Oltretevere.
Di certo nessuno sa dove siano finiti i soldi dei vecchi clienti
fuoriusciti dal Vaticano. La filosofia dei manager del papa sembra
infatti improntata alla tarantella napoletana “chi ha avuto ha avuto
ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato”: se l’obiettivo finale è quello
di un nuovo inizio immacolato, il passato oscuro deve rimanere tale,
e venire rapidamente dimenticato. È un fatto che i clienti più
“pesanti” e diplomaticamente imbarazzanti abbiano capito che la
musica stava cambiando già nel 2008, quando hanno cominciato a
uscire dalle mura leonine per trovare rifugio altrove. Le nostre
autorità non hanno avuto alcuna informazione sui movimenti
finanziari (al tempo il Vaticano aveva mani libere potendosi muovere
senza alcuna regola), ma sospettano che enormi somme di denaro
siano state bonificate in paesi offshore e in alcune banche della
Germania. Perché proprio a Berlino? Perché le autorità
antiriciclaggio tedesche sono da sempre assai deboli rispetto a
quelle di altri paesi europei: la Financial Intelligence Unit (Fiu) di
Angela Merkel è infatti un dipartimento inglobato nella polizia
tedesca, senza autonomia, con uomini, mezzi e capacità di analisi
finanziarie imparagonabili agli uffici italiani dell’Uif (l’Unità di
informazione finanziaria della Banca d’Italia) o alle Fiu francesi o
spagnole.
Se dei clienti scappati prima della tempesta e dell’arrivo di papa
Francesco la Uif non ha mai avuto nessuna informazione, nemmeno
dei 554 clienti misteriosi scovati dalla società di revisione
Promontory, gli esperti tricolori dell’antiriciclaggio sono riusciti ad
avere notizie: nonostante l’accordo di collaborazione firmato nel
luglio 2013 tra la Aif (al tempo guidata dal cardinale Attilio Nicora)
e la stessa l’Uif, finora la promessa informale di girare all’Italia la
lista di tutti i clienti sospetti nascosti allo Ior non è stata mantenuta,
e Bankitalia non ha potuto analizzare – se non in pochissimi casi –
eventuali trasferimenti illeciti o presunte evasioni fiscali, da
segnalare poi alla magistratura italiana per possibili indagini penali.