Page 36 - Avarizia
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investimenti totali è stato fatto sui titoli di Stato italiani, il 10 per
cento su quelli della Spagna, il 3 per cento su quelli francesi e il 2 su
quelli americani. Ma lo Ior ha investito anche in titoli del Banco
Santander fondato da Emilio Botín (da sempre considerato istituto
vicino all’Opus Dei, vale il 4 per cento del portafoglio dello Ior), della
tedesca Lbbw (4 per cento), dell’olandese Rabobank (2 per cento), e
nel gruppo giapponese Nomura. “La mia preghiera è che l’istituto
lavori non semplicemente per far crescere un patrimonio perché
questo, in sé, è totalmente privo di significato. Invece mi auguro che
l’istituto vada verso una trasformazione per consentire ai principi
del Vangelo di permeare anche le attività di natura economica e
finanziaria,” ha scritto in una lettera pubblicata nella relazione 2015
il prelato della banca monsignor Battista Ricca.
A parte il dividendo da 55 milioni di euro, lo Ior gestisce anche
quattro fondi di carità. “Attraverso tali fondi sono stati effettuati
significativi esborsi per beneficenza nel corso degli anni,” mette per
iscritto lo Ior nel rapporto 2015. Sarà, ma incrociando le tabelle i
preti non sembrano essersi svenati per i meschini e i disgraziati: nel
2013 e nel 2014 il fondo a disposizione della Commissione
cardinalizia guidata dal cardinal Santos Abril y Castelló non ha
scucito un soldo bucato, nonostante un saldo in attivo di 425 mila
euro. Il Fondo per opere missionarie ha in pancia 139 mila euro,
somma costituita soprattutto da donazioni interne, ma negli ultimi
due anni ha “elargito per opere missionarie” solo 17 mila euro.
Anche il fondo nato per finanziare le “Sante Messe”, seppur più
cospicuo (ha un saldo arrivato a 2,7 milioni di euro) ha preferito
tenere i denari in saccoccia: nel 2014 sono stati girati ai sacerdoti di
tutto il mondo la minuscola cifra di 35 mila euro. “Non si può abolire
lo Ior: gran parte della Chiesa del mondo è povera, ha bisogno di
finanziamenti per costruire scuole, ospedali, centri di assistenza,
seminari,” ha chiarito uno dei più stretti collaboratori del pontefice,
l’uruguaiano Guzmán Carriquiry Lecour, primo laico a capo di un
dicastero, in quanto segretario delegato alla guida della Pontificia
commissione per l’America Latina.
È necessario un altro inciso sul tema della beneficenza. Se la
Santa Sede non gestisce direttamente i finanziamenti che arrivano
alla Chiesa italiana dall’8 per mille (i soldi che gli italiani danno ogni
anno attraverso la dichiarazione dei redditi vengono gestiti dalla