Page 187 - Avarizia
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Nella vicenda ballano due milioni e mezzo di euro, fondi pubblici

          della Regione Campania che dovevano essere spesi per una
          destinazione sociale, e che alla fine sono stati usati per tutt’altro
          scopo. Un documento inedito della Corte dei Conti dell’aprile 2014,

          ossia l’invito a dedurre per il prelato, racconta nei dettagli la truffa
          organizzata dal gruppetto di preti della curia di Salerno, da sempre
          proprietari di un complesso edilizio, chiamato la Colonia San
          Giuseppe. Nel 2001 decidono che è arrivato il tempo di mettere a
          posto edifici fatiscenti e vecchie strutture disabitate, e partecipano a

          un bando regionale. Un accordo quadro con cui lo Stato italiano
          finanziava con soldi pubblici opere “per la promozione dell’offerta
          sociale nelle aree degradate, il miglioramento della qualità urbana o

          il recupero e la riqualificazione del patrimonio storico culturale”.
             Monsignor Pierro scrive nella domanda che il beneficiario dei
          lavori sarebbe stata “l’intera collettività”, e chiede 2,3 milioni di
          euro. La Regione crede nel progetto dei preti, e stanzia i soldi. In un
          freddo e piovoso 5 novembre 2008, però, quando i tecnici vanno a

          controllare lo stato dell’opera del Villaggio del Fanciullo per i
          bambini poveri, non riescono a credere ai propri occhi: la diocesi,
          scrivono in una relazione tecnica “in luogo della prevista struttura a

          servizio della collettività, ha realizzato una struttura alberghiera”.
          Oggi la Corte dei Conti ha stimato il danno da risarcire in 2,4 milioni
          di euro, sottolineando che la Chiesa, tra gli ottanta partecipanti al
          bando, “è stata l’unica a muoversi in una dimensione essenzialmente
          privatistica”. Dai documenti emerge “in modo irrefutabile l’elemento

          psicologico del dolo, come nell’uso di espressioni ambivalenti volte a
          celare la reale finalità, come il termine ‘accoglienza’ che riferita alla
          ‘colonia’ lasciava intendere accoglienza caritatevole, e tratteggiava

          un’opera destinata al servizio sociale, oltre al fatto che in nessun
          atto o documento della diocesi si sia mai fatto riferimento alla vera
          destinazione dell’opera”. Se monsignor Pierro secondo la Corte era
          “ben consapevole dell’ambiguità lessicale” usata per sviare i tecnici
          regionali che hanno assegnato i denari, l’economo don Lanzara è

          l’uomo “determinante per gli artifici e raggiri che hanno assicurato
          il successo dell’operazione truffaldina volta a carpire i finanziamenti
          regionali”. Con i soldi, dunque, è sorta l’Angellara Home, un albergo

          simile a Il Cantico dei francescani di Roma, dotato di ogni ben di
          Dio: camere eleganti con minibar, tv a led con canali satellitari,
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