Page 179 - Avarizia
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il Vaticano fosse avvertito: solo alla fine del 2007 fu richiesto il
permesso per l’apertura dei due mutui. Eppure la Santa Sede, per
ogni operazione superiore al milione di euro, deve dare
un’autorizzazione scritta. L’economo silurato, nella relazione, cade
dalle nuvole: “Consideravo che l’approvazione non fosse
necessaria... Si pensava che il limite era per i singoli prestiti, non
per il debito cumulativo, e che tali limiti erano da considerarsi solo
per la diocesi e non per le società di proprietà o collegate a essa”.
La linea difensiva del Vaticano, in caso di crac delle varie società e
di esposizioni debitorie, si baserà proprio sul mancato rispetto delle
regole: senza un via libera da Roma tutte le operazioni della diocesi
slovena, secondo la Santa Sede, sono da considerarsi irregolari dal
punto di vista giuridico. In pratica in caso di default i trentamila
risparmiatori, le banche e gli altri creditori non potranno rivalersi
sullo Stato Pontificio: i contratti con la chiesa di Maribor verranno
considerati carta straccia. Di sicuro chi ha investito nelle società del
clero sloveno rischia di perdere denaro. I piccoli investitori, in
primis.
Ma anche istituti importanti: la Nova Ljubljanska Banka, prima
banca della Slovenia con filiali anche in Italia, ha prestato, per la
creazione della televisione digitale coinvolta nello scandalo porno,
circa 85 milioni di euro, altre banche sono esposte per decine di
milioni. Anche la chiesa di Maribor potrebbe perdere quasi tutte le
sue proprietà e i beni dati in garanzia: se la Raiffeisen Banka per
concedere tre prestiti ha ottenuto azioni, la cessione dei canoni di
locazione di alcuni uffici di proprietà del clero, terreni e
appartamenti, Unicredit ha prestato alla chiesetta 11,2 milioni, e
come pegno ha avuto – oltre ad azioni della holding Zvon 1 –
l’ipoteca sullo stupendo monastero di Studenice del XII secolo e su
un laboratorio di organi musicali. Oltre a prestare 40 milioni
attraverso lo Ior, Francesco ha fatto cadere molte altre teste. Anche
l’uomo messo da Benedetto XVI, Marjan Turnšek, dopo due anni di
comando è stato fatto fuori, stessa sorte per il vescovo di Lubiana
Anton Stres. Colpevole, secondo il Vaticano, della mancata
supervisione delle operazioni dei disinvolti prelati. Il sostituto, come
nel caso della diocesi di Terni, è un francescano. Bergoglio spera
che segua i dettami enunciati nella prima regola composta da san
Francesco nel 1224: “Nessun frate, ovunque sia e dovunque vada, in