Page 178 - Avarizia
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L’investimento “più critico”, si legge, è quello nella T-2 (120

          milioni complessivi), una società che si definisce su Internet, senza
          modestia, “il Futuro”. È controllata quasi al cento per cento dalle
          due holding ecclesiastiche, e le sue attività si concentrano su servizi

          di telefonia, Internet e televisione veicolati ai clienti attraverso una
          rete in fibre ottiche costruita ad hoc. “Il Futuro”, però, non arriverà
          mai: tra passività finanziarie e per il completamento della rete
          servono ancora 200 milioni di euro, mentre i debiti a breve termine
          superano di nove volte le attività correnti. La società di consulenza

          Kpmg, che per conto del Vaticano ha fatto un’expertise, dà per
          perso oltre il 70 per cento del capitale investito: il valore stimato a
          giugno 2010 oscillava tra i 24,6 e i 28,6 milioni di euro. Un’inezia.

          “E in questo momento,” spiegava il tecnico del Vaticano, “non c’è
          nessuno interessato all’acquisizione della T-2 che offrirebbe un
          importo più elevato.”
             Come in un domino, il crac rischia di partire proprio da qui: sarà
          difficile salvare la T-2, e a quel punto servirà un miracolo anche per

          salvare la Zvon 1. A catena, la sopravvivenza della sorella Zvon 2
          (partecipata dal mercato per circa il 35 per cento, quota divisa tra
          circa 30 mila piccoli risparmiatori) è appesa a un filo: i debiti fuori

          bilancio, in questo caso, superano i 189 milioni di euro. Se fallissero
          le due holding, anche la capogruppo Gospodarstvo Rast non
          avrebbe scampo.
             Dopo il rapporto di Piredda, la prima testa a cadere è stata quella
          dell’arcivescovo di Maribor Franc Kramberger, sostituito da

          Benedetto XVI da monsignor Turnšek. L’altro co-autore del disastro
          è stato individuato nella figura del direttore dell’amministrazione
          economica della chiesa di Maribor, l’uomo d’affari Mirko Kravosec,

          economo della diocesi dal 1985. “Credo fermamente che la nostra
          buona fede ci aiuterà a superare, nello spirito fraterno e con aiuto
          reciproco, anche questa prova,” ha scritto Kravosec al Vaticano in
          una relazione prima di essere silurato. Non sappiamo se le
          preghiere serviranno a salvare la Chiesa slovena, ma di certo la

          relazione descrive bene l’imperizia degli uomini del clero sloveno e
          dei loro collaboratori. Per espandere “l’attività pastorale” e le
          “attività di carattere umanitario e caritatevole” e per aprire “nuovi

          istituti di istruzione” sono state fatte operazioni milionarie ingenue e
          poco prudenti. Affari andati avanti per lustri e lustri, senza mai che
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