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CÉLINE, LA TIGRE DELLA
MALESIA
Dovevo partire per andare in vacanza su un’isola e mai e poi mai avrei lasciato la
mia gattona a qualcuno. Chiamai il numero delle informazioni della compagnia
aerea: «Dovrei comprare un biglietto aereo, anzi due. Viaggio con un gatto in
cabina». «Paga trenta euro di supplemento». «Perfetto, non c’è problema», risposi
sollevata. «Dimenticavo», aggiunse la voce, «il peso del gatto più il trasportino non
deve superare i dieci chili ». «Certo, non c’è problema», risposi, falsa come Giuda.
Abbassai gli occhi, attanagliata dal terrore, per guardare la mia adorata Céline
accovacciata ai miei piedi. Altro che dieci chili, era enorme. Avevo solo un mese di
tempo e decisi di fare quello che non avevo mai avuto il coraggio di fare: pesarla. Il
verdetto, sebbene prevedibile, fu spietato. Sedici chili! Come avrei potuto metterla a
dieta? Lei aveva continuamente fame e io la trovavo meravigliosa così, grigia, grassa
e compatta.
Da quando, dopo un volo dal quarto piano per una fuga d’amore durata una notte,
era stata sterilizzata, aveva concentrato i suoi pensieri sul cibo ed era lievitata a
vista d’occhio. Corsi a comprare il trasportino più leggero del mondo: ne scelsi uno
in tela, con il terrore che non avrebbe retto il suo peso; avevo sempre pensato che
avesse il peso specifico del piombo, e con l'aiuto del veterinario cominciammo una
dieta rigidissima, a base di cibo per gatti obesi. Tutto pesato, una tragedia! Céline
era avvilita, per lei quelle dosi erano ridicole e piangeva disperata, giorno e notte.
Le settimane passavano e i risultati della dieta erano scarsissimi. Presa dal terrore le
feci fare un certificato medico da obesa cardiopatica e cominciai a chiedere
raccomandazioni alla compagnia aerea, al caposcalo, a chiunque… Il giorno prima
della partenza eravamo arrivati a circa quattordici chili. La notte non avevo dormito
dall’ansia. Arrivata all’aeroporto mi ero diretta al check-in con grande nonchalance,
come se quel trasportino fosse una borsetta da sera, invece mi stava staccando una
spalla. Mia madre era con me e diede inizio alla commedia quando, messa la prima
valigia sul nastro e consegnati i biglietti, la hostess a bruciapelo ci chiese: «Quanto
pesa il gatto?». Mia madre pronta rispose: «È enorme! Non sa che tragedia per noi.
Non riusciamo a farla dimagrire. Pensi (ma non lo dica a nessuno) che peserà almeno
sette o otto chili». La hostess: «No? Non ci credo. Comunque rientra nella norma.
Passate pure». E fu la volta del nastro scorrevole. Messa la borsa sul nastro il
personale di controllo mi bloccò e mi intimò di tirare fuori il gatto. Cominciai a
sudare freddo e dissi, tirando fuori il certificato: «Non posso. È cardiopatica e
terrorizzata. Rischia di morire e sicuramente scapperebbe creando il panico!». Una
signorina del personale, molto gentile (non ho mai saputo se fosse stata raggiunta