Page 85 - A spasso con Bob
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mia ala protettiva e lo avevo curato, era sempre stato benissimo. Di tanto in tanto ero
ritornato all’unità veterinaria mobile di Islington per un controllo; i medici e le
assistenti lo conoscevano bene e si congratulavano sempre con me per le sue ottime
condizioni di salute. Mi stavo quindi addentrando in un terreno sconosciuto ed ero
terrorizzato all’idea che potesse risultare gravemente malato. Seduto sull’autobus
con Bob che sonnecchiava sulle mie ginocchia, ero in preda a una tempesta di
emozioni e facevo fatica a trattenere le lacrime.
Quel gatto era la cosa più importante della mia vita e non riuscivo a scacciare
dalla mente un pensiero… il pensiero che forse lo stavo perdendo.
Appena entrammo in casa, si diresse subito al calorifero, si raggomitolò e si
addormentò di botto. Rimase così per ore. Quella notte non riuscii a chiudere occhio
tanto ero preoccupato. Sembrava così debole, non aveva neanche avuto la forza di
seguirmi in camera da letto e continuai ad alzarmi per controllare che fosse vivo fino
alle prime luci dell’alba. Una volta, nel buio totale, mi misi carponi e tesi l’orecchio
per accertarmi che stesse ancora respirando. Un’altra dovetti appoggiare le mani sul
suo diaframma e quando gli sentii battere il cuore tirai un sospiro di sollievo come
se qualcuno mi avesse tolto un macigno dal petto.
Il giorno successivo mi trovai davanti a una scelta difficile. I soldi scarseggiavano
e non potevo permettermi di perdere una giornata lavorativa. Dovevo lasciare Bob a
casa da solo o era meglio portarlo con me, tenendolo ben al caldo, in modo da
controllarlo costantemente?
Per fortuna il tempo era migliorato e il sole aveva timidamente deciso di fare
capolino. Quando uscii dalla cucina con la tazza di cereali in mano, trovai Bob già
sveglio e appena pronunciai la parola «pappa» mi sembrò di cogliere un guizzo nei
suoi occhi. Quella mattina mangiò con un certo appetito e così decisi che saremmo
usciti insieme. Eravamo ancora all’inizio della settimana e quindi dovevo ancora
aspettare qualche giorno prima di farlo visitare da uno dei veterinari dell’unità
mobile. Tanto per portarmi avanti, decisi di compiere qualche ricerca sul PC della
biblioteca.
Mi ero dimenticato quanto potesse essere controproducente andare a caccia di
informazioni mediche in Internet e anche di come ti vengano prospettati sempre gli
scenari più catastrofici.
Digitai sul motore di ricerca qualche parola chiave, scelsi un paio di siti
specializzati e quando cliccai su alcuni sintomi quali letargia, vomito, inappetenza
saltò fuori un lungo elenco di malattie. Alcune non erano molto gravi, per esempio
poteva aver semplicemente ingerito dei peli oppure aver avuto una crisi di
flatulenza, ma poi le patologie diventavano sempre più serie e spaziavano
dall’avvelenamento da arsenico al morbo di Addison, dall’insufficienza renale acuta
alla colite, all’avvelenamento da piombo, alla salmonella fino ad arrivare alla
leucemia felina. Da quanto riuscivo a capire, i sintomi potevano anche far sospettare
un cancro all’intestino.