Page 57 - La cucina del riso
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Valle d’Aosta




               Anche se non si coltivA, il riso è molto vicino


                    Uno studioso valdostano, l’Abbé Pierre-Louis Vescoz, in un Bollettino
               della Società della Flora valdostana del 1911, racconta, fra l’altro, la tipo-
               logia di coltivazione del riso. I campi debbono essere coperti da uno strato
               d’acqua nel quale cresce e si sviluppa una spiga, senza esserne sommersa.
               Si tratta dunque di una pianta semiacquatica il cui stelo, con foglie simili
               ai cereali, raggiunge un’altezza media di un metro e cinquanta. Le risaie
               abbondano nel Novarese, nel Vercellese e nel Milanese. Queste coltivazioni
               hanno determinato la necessità di costruire grandi canali che attingono le
               acque al Po, alla Dora Baltea e ai loro affluenti. Il riso, per essere servito
               come piatto di portata o nella minestra, necessita di una scorticazione con
               un trattamento speciale.
                    Un tempo, il riso, pur conosciuto in Valle d’Aosta, era usato soltanto
               presso le famiglie agiate o in occasione di alcune festività, quali i matri-
               moni,  il  Natale  o  tristi  ricorrenze.  Prima  dell’apertura  della  strada  della
               Mongiovetta (1773-75) si poteva portare solo a dorso di mulo. Si diffuse
               poi maggiormente dal 1832 quando la regione ebbe un servizio giornaliero
               di carrozza Ivrea-Aosta. Si diffuse ancor di più con l’arrivo della ferrovia,
               inaugurata ad Aosta nel 1886. Lì il riso arrivava a vagoni, servendo tutte le
               borgate lungo la linea ferroviaria e fu conosciuto su larga scala.
                    La coltura del riso, invece, non è mai stata introdotta, perché i terreni e il
               clima asciutto non sono favorevoli. Ma, dice ancora Vescoz, i contadini intelli-
               genti trovavano il modo di procurarselo a prezzi discreti barattandolo con l’or-
               zo, che potevano coltivare con facilità in campi con terreno magro e asciutto.
                    La bassa Valle, tuttavia, vicina al Canavese, e la comunità di Cogne, che
               attraverso i colli commerciavano con la Val Soana, della cui parrocchia hanno
               fatto parte in un periodo della loro storia, impararono a cucinare il riso prima
               degli altri. Cogne intratteneva contatti con i vicini piemontesi, e gli abitanti
               si recavano al mercato di Cuorgnè, dove avevano posti riservati e, da epoca
               lontana, cucinano un piatto tipico a base di riso: la seupetta di Cogne.
                    Il risotto, dapprima nella Valle di Gressoney (quella ai confini con il
               Piemonte) e successivamente in tutta la Valle d’Aosta, veniva cucinato pre-
               valentemente quando si aveva a disposizione del brodo di carne di manzo



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