Page 390 - La cucina del riso
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Malta




                     Il rice curry (riso al curry) è invece originario del periodo coloniale,
                 quando gli inglesi importavano le spezie dalle loro colonie e cominciavano
                 ad usarle nella loro cucina. Arrivati in India dopo i portoghesi, i nuovi colo-
                 nizzatori impararono da loro la parola “kari”, un insieme di spezie locali
                 usate dagli indigeni, e cominciarono a pronunciarla e a scriverla all’ingle-
                 se. Da qui il “curry” che gli inglesi iniziarono ad aggiungere ai loro piatti
                 per insaporirli. Fu così che questa spezia approdò anche a Malta. Ancora
                 oggi il riso al curry è in auge nell’isola dove, dopo l’abbandono delle forze
                 britanniche, la popolazione ha conservato le abitudini che vi ha trovato e
                 le ha fatte proprie. Tuttavia, le consuetudini relative alle feste di nozze,
                 alle celebrazioni natalizie e alle processioni religiose in onore dei santi non
                 differiscono molto da quelle del Meridione italiano.
                     La popolazione maltese aderisce per il 90% alla Chiesa cattolica e la
                 religione costituisce un altro elemento di grande influenza sull’isola. A Mal-
                 ta esistono ben 365 chiese, “una per ogni giorno dell’anno” secondo un det-
                 to locale, e sono molte le feste legate al calendario cattolico che festeggiano
                 i vari patroni con processioni. Una di queste è quella del Venerdì Santo. In
                 quest’occasione, Malta offre un’arte di “nicchia” al riso.
                     Ogni anno, a Pasqua, viene allestita un’esposizione di opere molto par-
                 ticolari. Giovani artisti trascorrono le serate che precedono l’evento creando
                 mosaici, veri e propri capolavori, con grani di riso. Questa mostra è chiamata
                 “Il Mejda Ta’ l’Appostli”, che significa “La tavola degli Apostoli” e consiste
                 in una tavola apparecchiata, su cui sono disposte opere raffiguranti immagini
                 attinenti alla passione di Cristo. I grani sono posati per mezzo di pinzette, non
                 sono incollati, e vengono buttati alla fine delle festività pasquali.
                     A questo paziente e quanto mai effimero lavoro, gli artisti dedicano molto
                 tempo, concentrando lo sforzo finale una settimana prima della processione.
                     L’origine di questa tradizione risale al 400 d.C., quando il Papa invita-
                 va tredici sacerdoti di diversa nazionalità a commemorare l’Ultima Cena.
                     I Cavalieri dell’Ordine di Malta, sotto la cui dominazione l’isola si è
                 trovata per oltre due secoli e mezzo, organizzarono qualcosa di simile a
                 Birgu, località dove, prima di insediarsi a Valletta, avevano posto la loro
                 sede. Veniva preparato un lungo tavolo con dodici pagnotte e gli apostoli
                 erano rappresentati da dodici cavalieri.



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