Page 350 - La cucina del riso
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Sardegna
si insediasse e allignasse nell’agro di Oristano e in alcune aree limitate.
Giuliani sperimentò la coltivazione del riso, nonostante l’inevitabile
scetticismo e la diffidenza di molti agricoltori e dei colleghi tecnici.
Nel dopoguerra, si aprì quindi la strada al fiorire della risicoltura, grazie
alla capacità di imprenditori agricoli di origini bresciane, trapiantati in Sar-
degna con le opere di bonifica, quali i Marcoli, ferrari, Botticini, Schena,
Baroschi, Bresciani e Bertazzoli. Questi ritennero che l’ambiente oristanese
fosse particolarmente vocato alla produzione di un riso di elevata qualità.
In effetti, il mercato delle sementi non tardò ad accorgersi delle eccezionali
capacità germinative delle cariossidi di riso prodotte nell’Oristanese, che
divennero in breve una delle fonti più importanti di approvvigionamento di
sementi elette per le aree risicole del vercellese e non solo.
La coltura trovò spazio anche in altre aree, oltre a quelle dell’Arborea,
e cioè negli agri dei comuni di Oristano, Simaxis e, più di recente, in quelli
di San Gavino, Muravera e villaputzu.
fra gli imprenditori giunti dalla Lombardia, si distinse proprio Anni-
bale Bertazzoli, grande esperto e vero pioniere, che impiantò le prime risaie
nelle aree dei comuni di Oristano e Simaxis. Lo stesso imprenditore, vista
la qualità, anche organolettica, delle produzioni ottenute, e prevedendo una
notevole espansione delle superfici coltivate, spinse un industriale del luogo,
il signor Cesello Putzu, ad impiantare una riseria accanto allo stabilimento
dove, dal 1946, produceva pasta di grano duro di varie tipologie. L’attività
della piccola industria alimentare crebbe significativamente e con essa gli
ammodernamenti dello stabilimento dove, appunto con l’ampliamento dei
locali del pastificio, situato nella piazza della stazione di Oristano, nel 1951
venne costruita una nuova ala destinata ad accogliere la prima industria
risiera in Sardegna.
Si apre così un capitolo nuovo per l’imprenditore, che dota la struttura
di macchinari all’avanguardia. La risiera riesce a lavorare oltre 4 tonnellate
di risone al giorno, quantità oggi irrisoria, ma per l’epoca quasi impensabile.
I coltivatori locali vennero sostenuti nella produzione risicola dallo
stesso titolare dello stabilimento industriale, che interveniva con la cessione
in uso di idonee macchine da impiegare nella trebbiatura e sgranatura del
risone prodotto.
Itinerari di Cultura Gastronomica 349