Page 218 - La cucina del riso
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Marche






                                     ZUPPA DI CAVOLI E RISO

                     Prendete cavoli neri, puliteli, lessate-  cipolla tritata, e fatela soffriggere, poi
                     li, tritateli, e spremeteli; pigliate poi   prendete  quattr’oncie  di  riso  prima
                     una casseruola, metteteci due oncie   purgato,  e  fatto  stare  in  infusione,
                     di butiro e fatelo liquefare, poneteci   colatelo,  mettetelo  dentro  la  cazze-
                     un spico d’aglio ammaccato, e mag-  ruola, lasciandolo crescere ed incor-
                     giorana tritata, fate il tutto soffriggere,   porare, metteteci pure sale e spezieria
                     soffritto  che  sarà,  poneteci  li  cavoli   dolce; mischiatelo spesso, perché né
                     con  il  sale  e  spezieria  dolce,  fateli   si  attacchi,  né  si  abbrugi,  metteteci
                     incorporare  meschiandoli  spesso;   mezza  foglietta  di  latte,  e  cresciuto
                     incorporati, poneteci mezza foglietta   che sarà a dovere, unitelo colli cavo-
                     di latte, lasciateli cuocer bene. Pren-  li,  meschiateli  bene,  e  meschiateci
                     dete  un’altra  cazzeruola,  metteteci   ancora due oncie di parmigiano grat-
                     due oncie di butiro, e liquefatto che   tato, e mandateli in tavola.
                     sia,  gittateci  un  piccolo  pizzico  di   Antonio Nebbia, Il cuoco maceratese




                 e lente (lenticchie), Minestra di riso e cavoli, Frittelle di riso, Gnocchi di
                 riso cotti nell’acqua, Gnocchi di riso cotti al forno (con fuoco sotto sopra
                 insieme a burro e parmigiano), Zuppa di riso e pomi d’oro, Zuppa di riso in
                 cagnò, Zuppa di cavoli e riso”.  È interessante notare come, nelle ultime tre
                 ricette, il Nebbia cuocia il riso direttamente nel burro fuso aromatizzato con
                 cipolla, similmente al sistema di preparazione dei risotti nell’area padana-
                 piemontese-lombarda, dopo aver tenuto il riso in ammollo e aggiungendo
                 latte  per  la  cottura.  Le  tradizionali  preparazioni  marchigiane  (minestre),
                 invece, prevedono la lessatura del riso in acqua o in brodo e non la roso-
                 latura in un grasso con l’aggiunta di brodo (risotti). L’influenza lombarda
                 sembra evidente anche dal nome “cagnò”, parola che deriva dal lombardo
                 cagnon (baco, larva di insetto, cui il chicco di riso viene paragonato per la
                 forma).
                     Intorno al 1830, il poeta Giacomo Leopardi, in un manoscritto conser-
                 vato nella biblioteca nazionale di Napoli, riporta un elenco di quarantanove
                 piatti, scritti probabilmente ad uso del cuoco, fra i quali figurano: “Bodin di
                 riso, Riso al burro, Frittelle di riso e Farinata di riso”, piatti evidentemente
                 in uso nelle mense della nobiltà marchigiana cui il poeta apparteneva.



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