Page 7 - Vita di Lionardo Vigo
P. 7

E i suoi tempi                     65

          deggiava  in  soc1era.  Per  gare  di  municipio  recavasi  nel  1 7 98  il
          Calanna  in  Palermo.  di  là a  ì\apoli.  d i   conserva  al  p r incipe  di
          Paternò.  a  mezza  via  i  p i r ati  tunisin i   lo  fecero  p r igioniero  o  a  dir
          propriamente  schiavo,  e  languiva  fra  i  ferri  quando  la  figlia
          Ignazia Calanna fu  chiesra da Pasquale.  Pe'  Calanna era fede  non
          accasar le  donne,  q u ando avean tolto marito.  q u esto  aveano  otte­
          nuto  o con  la  fuga  o  con  liti interminabili.
             Pietro  avea  da G  i ovanna Pucci Andrea, I g nazi a   e Vincenza: se­
          guendo  i  dettami  d i   famiglia  queste  avea  chiuso  nel  Monastero
          di  S.  Benedetto,  e  sognava  monacarle;  ma  gli  riuscirono  come  la
          sua  gira  a  Napoli.  egli  si  trovò  in  Tunisi,  e  le  figlie,  l'una  in  casa
          Vigo  in  Aci .  e  l'altra  i n   casa  Zuccaro  i n   Taormina.
             I n   si  farro  modo  e  durante  la schiavit ù   del  p a dre  e  senza  il  di
          costui  consentimento,  e  con  l'avversione  d i   casa  Vigo.  Pasquale
          sposò  Ignazia e  a  24  setrembre  1 7 99 alle  ore 4  della  norte  nacqui
          io,  e  ancor  prima  di  nascere  fui i l   mal venuto  per l'una e  per l'al­
          tra  famiglia  se  togli  il  buon  vecchio  di  mio  nonno.  e  in parte di
          mia  nonna  nella  quale  i  buffi  aristocratici  erano  temperati  dalla
          pietà  rel i giosa.  Allora  il  mio  buon  geni t o r e  non  avea  tetto  pro­
          prio  ed  abitava  presso  i  Calanna,  il  parto  di  mia  madre  non  che
          f e lice.  tù  senza  il  menomo  incomodo  e  istantaneo.  non  se  l'aspet­
          tava  nessuno.  mio  padre  giovane e  i n esperto  q u a n t o  le persone di
          casa  corsero  tutti  in  cerca  di  aiuto  da·  Yicin i .  e  lasciarono  me  e
          mia  madre  soli  e  senza soccorso.
             Per  i  gravissimi  crepacuori  sofferti  dalla  madre  mia  nel  novi­
          lunio.  io  nacqui  come  un  coniglio  decorticato  e  infornato.  e  forse
          sarei  morto  se  il  fido  cane  di  mio  padre.  di  nome Marchese.  non
          si  fossse  determi n ato  ad  a i urarmi.  Mentre  io  giaceva  p�r  terra  il
          compassionevole  a n i male  con  umana  tenerezza  mi  leccò.  alitò
          dal  suo  fìaco .  e  guaiva  a·  m  i ei  lamenti  coprendomi  del  suo
          corpo:  e  al  rirorno  d i   mio  padre con  le vicine,  mi  rimise gioendo
          a  mani  più  esperte.
             Addì  26  mi  levò  al  sacro  fonte  nella  parrocchia  delle  Anime
          del  Suffragio  il  mio  amoroso  avo,  mi  unse  dell'olio  dc'  catecu-
   2   3   4   5   6   7   8   9   10   11   12