Page 62 - Sotto il velame
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babile che di lì traesse Dante l'idea di codesti angeli, che nell'A-
pocalissi è congiunta all'idea di miseria e cecità e nudità; come
Dante fece sì vinta nel dolore la sua gente, e le disse anime triste,
e rappresentò quegli sciaurati o miserabili come ignudi e vivi di
una vita cieca. Or codesti angeli, in quell'unico atto di libero vole-
re, non proruppero; e mentre Lucifero scendeva folgoreggiando
dal cielo con gli altri angeli ribelli, e mentre gli angeli fedeli a
Dio cominciarono le ruote eterne, essi vennero qua ad aggirarsi
perpetuamente come turbine di rena. Dio non li volle, e Lucifero
li respinse. A lor somiglianza, gli altri sciaurati, del dono maggio-
re che Dio ha fatto agli uomini, non fecero uso alcuno. Nessun
atto fecero essi di libero arbitrio. Il che Dante esprime, come, de-
gli angeli, dicendo che non furono nè ribelli nè fedeli, così degli
altri, dicendo che vissero senza infamia e senza lodo.
Questi miseri e miserabili, ignudi e ciechi, formano una setta;
la setta dei neutrali, la setta di quelli che non seguirono alcuna
setta; e corrono, in lunga tratta, dietro un'insegna, essi che mai in-
segne non riconobbero. Quest'insegna, senza signifero, qual'è?
Nel paradiso è «un venerabil segno» cui quelli che seguirono
militando sino al martirio, formano di lor luce, come stelle una
nebulosa. E
di corno in corno, e tra la cima e il basso,
si movean
questi spiriti beati, che furono santamente attivi. La croce immo-
bile è costituita di raggi mobilissimi, che scintillano
nel congiungersi insieme e nel trapasso.
Un d'essi raggi dal destro braccio scende a Dante, come una stella
cadente per un cielo sereno. Questo «venerabil segno» è la croce,
frigidus es, neque calidus... Nescis quia tu es miser et miserabilis et pauper
et caecus et nudus...
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