Page 61 - Sotto il velame
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dia; e non peccarono, perciò la giustizia non aggiunge martirii al
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loro duolo ; e hanno gli uni e gli altri un eterno desiderio, che
invidia è chiamato negli sciaurati, e disio nei sospesi, ma un desi-
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derio senza speranza ; e gli uni e gli altri vivono nell'oscurità; la
quale pure non si direbbe intiera e perfetta per nessuni dei due;
chè nel vestibolo è, fioco sì, ma lume, e nel limbo è un fuoco....
E con tutte queste somiglianze, c'è tra gli uni e gli altri la diffe-
renza e il contrasto che è tra un parvolo innocente e un vile; e
quella e quello che è tra Enea e colui che fece il gran rifiuto, tra il
primo degli eroi e l'ultimo degli sciagurati.
II.
Le anime triste de' nè infami nè lodevoli sono mischiate agli
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angeli ,
che non furon ribelli,
nè fur fedeli a Dio, ma per sè foro.
Il fatto di questi angeli neutrali ci dice esattamente la condizio-
ne degli sciaurati tutti quanti. È dottrina teologica che gli angeli,
appena creati, doverono prorompere in un atto di libero arbitrio;
chè in libertà di volere erano creati, e potevano scegliere tra il
bene e il male. Ma l'atto in cui prorompevano, era di questa loro
libertà la manifestazione sola ed unica; perchè poi dovevano ade-
rire immobilmente e per sempre al bene o al male che avessero
scelto. Chi scelse il male fu per sempre malo, e chi scelse il bene
fu per sempre buono: diavolo quello, angelo questo. Nell'Apoca-
lissi di Giovanni è parola di angelo nè caldo nè freddo . È pro-
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137 Inf. III 50, IV 34 segg.
138 Inf. III 48, IV 42.
139 Inf. III 37 seg.
140 Ap. III Et angelo Laodiciae ecclesiae scribe... Scio opera tua, quia neque
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