Page 432 - Sotto il velame
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I. Dante aveva acquistato la prudenza: contro la lonza esercita con
           frutto la temperanza e la fortezza, contro la lupa, in vano, la giustizia.
           L'esercizio di queste quattro virtù è l'uso pratico dell'animo. Dunque il
           corto andare è la vita attiva. - II. È il cammino del mondo coperto di
           malizia, contro la quale e per il quale sono invocati la guida e il freno,
           cioè la regal prudenza 1193  e la legal giustizia, cioè il veltro, cioè l'impe -
           ratore.



              LE ROVINE E IL GRAN VEGLIO                            179-
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              I. La porta aperta e le rovine sono effetti della stessa causa: rifletto -
           no, le tre rovine, le tre disposizioni. Ed esse servono ai vivi come la
           porta aperta. - II. Perchè dalla terza Dante non scende, ma risale. - III.
           Che cosa è il Veglio e la fessura 1194 . È la vulneratio di Beda, che si
           esplica in quattro ferite, alle quali equivalgono i tre fiumi i quali sono in
           relazione con le tre rovine. - IV. E l'Acheronte è in relazione con la por -
           ta aperta. Ed è, l'Acheronte, la morte causata dal peccato originale, os -
           sia l'ignoranza e la difficoltà. - V. In esse è involto tutto il peccar degli
           uomini, onde l'inferno tutto equivale al limbo e al vestibolo, come alla
           selva. Ma la redenzione di che effetto fu? - VI. Lo Stige si fa melma e
           la pietà di Dante cessa. Lo Stige è concupiscenza e infermità. Infermità
           è quella dei peccatori della palude, sì degli orgogliosi e sì dei tristi, che
           peccarono contro la fortezza, e sono audaci e timidi. - VII. Accidiosi
           tutti e due: non, color cui vinse l'ira, rei d'ira peccato, ma incontinenti
           della passione ira. Chè ira è passione che può condurre sì al bene e sì al
           male, come vogliono i Peripatetici e non vogliono gli Stoici. Quando
           conduce al bene, si dice ira per zelum e genera fortezza. E di fortezza
           danno prova Dante e Virgilio, e di non fortezza i fangosi. - VIII. L'e -
           sempio di fortezza per la giustizia è qui dato da un eroe, non da Virgilio
           stesso la cui fortezza è inferiore; da un eroe, da un eroe di Virgilio, da


           1193   Aggiungi la cit. del Par. XIII 104.
           1194   A pag. 199 aggiungi le cit. riguardanti l'espressione «natura umana», da
              Par. VII 85, XIII 86. Cfr. pag. 307.


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