Page 15 - Poemii italici
P. 15

ROSSINI








                                                     PRELUDIO





                              Di sghembo entrò, cantarellando roco,

                                nella sua stanza, e s’avviò pian piano
                                alla finestra. Aveva, dentro, il fuoco.



                              Nella via scura, ormai deserta, un coro

                                ebbro e discorde si perdea lontano.
                                  Ma il cielo pieno era di note d’oro.



                                   Era la Lira, appesa al cielo, in riva

                                della Galassia, sovra il monte santo.
                                   Al soffio eterno ella da sé tinniva.



                               Al suo tinnir cantava il Cigno immerso

                            nell’onde bianche, e col suo grande canto
                                       placido navigava l’Universo.



                                 Ma no: Rossini non udia che quelle

                              voci ebbre e scabre. L’uggiolìo terreno
                                    velava tutto il canto delle stelle.



                                  Prese una carta e la lasciò cadere.

                              S’alzò, sedé, non la guardò nemmeno.
                                    La carta piena era di note nere.



                                   Imprecò muto. Minacciò per aria

                               Otello e Iago. Prese un foglio, e disse:
                           “Che altro occorre? una romanza? un’aria?






        11
   10   11   12   13   14   15   16   17   18   19   20